Un adattamento moderno, per la celebre opera del commediografo francese messa in scena da Valter Malosti in questo Molière/Il Misantropo (ovvero il nevrotico in amore).
Un adattamento moderno, per la celebre opera del commediografo francese messa in scena da Valter Malosti in questo Molière/Il Misantropo (ovvero il nevrotico in amore). Prodotto dal Teatro Piemonte Europa insieme al Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano, il lavoro prosegue l’indagine di Malosti sull’opera di Molière rappresentata in precedenza a teatro in La scuola delle mogli.
A impersonare il protagonista di questa commedia amara lo stesso Malosti, nei panni resi fluo e discotecari di Alceste; con lui, al centro della narrazione, la provocante Célimène di Anna Della Rosa, al vertice di una piramide di donne che guarda caso non vanno d’accordo (Arsinoé - Sara Bertelà ed Eliante - Roberta Lanave), essendo tutte innamorate di Alceste.
Nel cast maschile, lo scrittore fallito e rancoroso Oronte è interpretato da Edoardo Ribatto, gli spasimanti-schizzati di Célimène da Matteo Baiardi e Marcello Spinetta e l’amico di Alceste-avvocato allergico alle cause perse da Paolo Giangrasso.
Alceste si getta a capofitto, come un Don Chisciotte
L’immagine in negativo di un dipinto antico popolato di donne, lascivo, sta sullo sfondo del palco che si presenta come una pista da ballo. Gli attori, soprattutto gli uomini, indossano abiti moderni dai colori eccessivi, da disco-dance; le donne sono in vestaglia e biancheria a vista o vestite da sera di tutto punto, casalinghe o “pavone”, senza mediazione che parli di quotidianità. L’atmosfera è spesso provocante, a tratti resa anche volgare seppure di fondo giocosa, e non stupisce, dato che a muovere le pedine in scena, che in qualche momento sono rappresentate proprio come marionette (dirette da Alessio Maria Romano), sono i meccanismi del desiderio. Alceste è ossessionato da Célimène, rifiuta le profferte più o meno velate delle altre due donne interessate a lui e si getta a capofitto come un Don Chisciotte, più che come un Don Giovanni, alla conquista.
La protagonista femminile della commedia, creata da Molière anche secondo spinte autobiografiche, è una donna salottiera, leggera e indipendente, che non vuole rinunciare alla propria libertà in nome di un amore che non sa provare. Anna Della Rosa fornisce un’interpretazione di Célimène carica di bellezza e di tinte d’attualità, anche se appare chiaro che il linguaggio dell’amore non corrisposto, o tra indoli differenti, genera consuetudini che sono sempre le stesse, e ben riconoscibili, anche passando attraverso i secoli dei secoli: la gelosia, le dinamiche del possesso, la distruttività. Lo si vede in particolare nel finale, in un momento di contaminazione del testo, quando l’attrice recita il monologo di Elvira dal Don Giovanni.
L’ossessione per un amore malato porta all’alienazione
Alceste-Malosti, deluso da amici, donne e concittadini, indossa la maschera di un primate e si estranea, alienato e frustrato dagli insuccessi della sua spinta ad amare e a cambiare il mondo. L’amico Philinte non lo capisce; Oronte prima lo tratta come un guru poi è pronto a trascinarlo in tribunale; gli spasimanti di Célimène lo deridono e le donne gli girano intorno ma in fondo non lo vogliono; la giovane dalla quale è ossessionato è una donna mobile che è anche intimorita da questa forma malata di desiderio. Al Misantropo non resta che la rinuncia. La sua odissea passa però un po’ in secondo piano nello spettacolo, dove è Célimène-Anna Della Rosa la regina, un fiore che accentra su di sé le attenzioni proibite di Alceste e l’alleanza degli spettatori.