Molto rumore per nulla

Molto rumore per nulla

Molto rumore per nulla è forse una delle tragicommedie più note di Shakespeare grazie alle sue
molteplici trasposizioni anche televisive.
Da principio fu definita un commedia amorosa ma l’inganno che tende Don Juan a suo fratello e ai suoi fidi soldati per screditare la giovane Hero e la finta morte di lei danno all’opera una vairiante tragica. L’inganno e la maldicenza scenderanno sui protagonisti portando dolore e vergogna ma alla fine l’amore e l’onestà trionferanno.
La scena si apre nell’aia di un casale della provincia messinese dove il padrone di casa Messer Leonato attende con la sua corte Don Pedro e i suoi fedeli soldati, cari amici del messere.
La vicenda prende forma e vita in un’ideale microcosmo che ospita al suo interno clichè teatrali molto vicino ai loro antenati della commedia dell’arte: il giovane innamorato e la giovane innamorata, la spalla, di solito un servo in questo caso Benedetto il compagno d’armi innamorato anche lui, il principe Don Pedro e il fratello cattivo Don Juan, il padre dell’innamorata Leonato, Beatrice cugina di Hero e innamorata anche lei e ancora damigelle e seguito dei signori. I personaggi hanno ruoli ben delineati e specifici che caratterizzano i protagonisti della storia rendendo agli spettatori uno spaccato di una Sicilia di altri tempi.
Come in tante commedie shakespeariane inganni, giochi e innamoramenti fanno si che nessuna microstoria prenda il sopravvento e diventi così protagonista indiscussa delle piece. Ogni vicenda si intreccia alle altre restituendo una coralità che ci dà la visione di un mondo completo.
In questo gli attori della compagnia del Politeama sono attenti e accurati dando spazio e importanza ad ogni personaggio. Le scenografie sono ridotte al minimo per lasciare la possibilità di usare la scena in molteplici forme nel procedere degli atti trasformandola e adattandola al momento recitativo. Così nell’occasione del tranello nei confronti di Beatrice e Benedetto i lestofanti avranno la possibilità di occupare l’intero spazio creando un gioco sia visivo che di ruoli. I tre uomini useranno la palla nel dialogo passandosi così la battuta, mentre le donne creeranno un’altalena di corde dove Hero si dondolerà durante il dialogo con la sua dama circa l’amore per Beatrice provato da Benedetto. Ancora le corde trasformeranno la scena in una campagna con il bucato steso ad asciugare, in una postazione di guardia, nel patibolo di un condannato a morte e in modo magistrale faranno in scena il loro ruolo dando la possibilità alla piece di estendersi e occupare la superficie in ogni sua dimensione.
La compagnia restituisce la sensazione di euforia, gioia e gioco che prova a farci respirare Shakespeare in questa commedia dove amori nascono e passioni si accendono e dove dei giovani ragazzi di ritorno dalla guerra e due giovani ragazze pronte per l’amore vivono e danno potere e sostanza alle loro parole. La parola unica arma in tempo di pace che sul palco viene abilmente usata, stravolta e consumata.
Anche l’uso della pizzica, musica salentina, per sottolineare momenti di festa e di corteggiamento si allinea perfettamente alle scelte di lettura operate dalla regista che in questo modo restituisce allo spettacolo una nuova coralità creando un filo tra gli spettatori e gli attori che compie una magia che si protrae oltre la fine della piece: “L'energia che comunica, il senso di coralità e di gioco che lo impronta, la complicità a cui sembra invitare pubblico e attori suonano come un grande spunto di riflessione in questi nostri tempi di crisi e conflitti. Sostenuti dalla musica frenetica del Salento, dal lavoro di attori e musicisti e dalla fantasia di Shakespeare, ci auguriamo di tornare ad offrire un appuntamento con un teatro povero, quanto più vicino a quella condizione carnale e diretta di comunicazione che l'ha tenuto in vita fino ad oggi.”