Danza
MOMENTI DI CURA

Nata a Bratislava, cresciuta …

Nata a Bratislava, cresciuta …
Nata a Bratislava, cresciuta in Germania fino a 22 anni, di madre slovacca e di padre rom, zigano slovacco, si trasferisce a Roma, dove iniziata la sua formazione che la porta a esprimersi in in diversi campi artistici: danza del ventre, attrice cinematografica, teatrale e televisiva, autrice di testi e regista Lubka Cibulova’ ci propone il suo Momenti i cura nel suggestivo spazio del teatro Salauno, dove è in scena, ahimè, solamente per tre serate. Prima di accedere in sala, Lubka manda i suoi saluti, e ci prega di spegnere i cellulari e di entrare in sala in silenzio, perchè, spiega la sua portavoce, la cura inizia già da ora. Inutili raccomandazioni per un pubblico educato al teatro e al rispetto ma che agli astanti sono invece servite e, nonostante le raccomandazioni, chiacchiere e cellulari che si spengono (ma nessuno pensa mai di escludere i suoni per non disturbare il prossimo?) si sono purtroppo sentiti lo stesso. Momenti di cura come dichiara la sua autrice-creatrice è una proposta scenica per un respiro di sollievo in un mondo pieno d'aria malsana; ci propone così di fare entrare la vita, respirando, nella parte più bisognosa di noi stessi e dove il benessere è maggiormente percepito: nella nostra anima. Niente di più difficile da credere, per chi, come chi scrive è scettico su questo approccio new age al mondo e alla vita. Lubka Cibulova’ però sa quel che dice e, soprattutto, mantiene quel che annuncia. Lo spettacolo è una elegante costruzione sviluppata dalla compagnia di dodici persone Svetlo Drom (deriva dal sanscrito e vuol dire Viaggio nella luce) per quadri, proponendo un approccio emotivo alla musica, alla danza e alla testimonianza dell'uomo (della donna): bambini, vecchi, giovani di ogni provenienza geografica e di diverse competenze artistiche, anche interdisciplinari (come Laura Beneitez che suona il violoncello ma è anche danzatrice) ) si incontrano sul palco come possono farlo nella vita. Cantanti (la meravigliosa, ilare Mjriam Boecking), ballerine (indimenticabile la danza del ventre di Julia Hausner), musiciste (oltre al violoncello di Beneitez la chitarra di Yagmur Siva e le percussioni, ipnotiche, irresistibili, di Ismael M'Bodji) con una prevalenza di donne sugli uomini, al loro primo spettacolo o invece veterani del teatro, contribuiscono tutte/i in varia misura a Momenti di cura. Lubka fa da trait d'union (sapendo però lasciare spazio agli altri) spaziando dalla danza del ventre alla danza contemporanea (memorabile la coreografia libera sulle note di The Great Gig In the Sky dei Pink Floyd, dove Lubka, nel perosnaggio di un mentitore appena messo a nudo, indossa una calzamaglia color carne, prima si vergogna e poi danza libera e liberata dal peso delle menzogne). Pochi parti dialogiche, semplici, dirette (il vecchio ricurvo che stentava a camminar diritto che scopriamo chiamarsi Fiducia) oppure mediate da un racconto (come quello dell'incontro dell'uccello di pietra con il bambino, interpretato da un giovanissimo ragazzino Rom) dove la parola diviene anche suono, quando Lubka parla nella sua lingua e noi pur non capendone il significato comprendiamo l'intenzione. Il palcoscenico è attraversato da uno stimolo continuo di luci (comprese alcune diapositive proiettate direttamente sugli attori) e suoni non solo i brani registrati scelti dalla migliore e più rappresentativa word music contemporanea ma anche quella eseguita dal vivo, anche con strumenti per noi occidentali poco consueti. Lo spettacolo colpisce perché ci presenta i vari quadri con una verve squisitamente artigianale, dove l'aggettivo non si riferisce affatto all'aspetto non professionale della messa in scena, che è invece impeccabile, ma alla sua travolgente spontaneità, alla sua capacità di presentarsi al pubblico al di là dei canoni consueti cui il teatro sì è cristallizzato in occidente, scavalcando consuetudini e tradizioni per comunicare direttamente con lo spettatore. Momenti di cura rappresenta davvero un'esperienza vivificante e unica perchè dimostra ai fortunati astanti che vi assistono che l'essere umano più malato, quello occidentale, è ancora capace di un nuovo sguardo, di un'emozione nuova, obliqua, che confonde risata e dolore, amore e bisogno d'amare, e, osservando culture di varia estrazione, impara a vederle e fruirne senza primati o gerarchie, ma senza nemmeno uniformare livelli e ambiti di riferimento. Momenti di cura , insegna a noi occidentali un po' di umiltà nel fruire pratiche danze culture suoni e parole altre, magnifiche, che non consociamo né padroneggiamo e nei confronti delle quali siamo quindi bambini, discepoli, apprendisti. Due ore intense di spettacolo che volano via in un batter d'occhio mentre il pubblico resta incantato e alla fine applaude lungamente, grato gli sia stato ricordato che è ancora vivo nonostante si muova in una società sempre più assente e spiritualmente morta. E che a parlare di spiritualità sia qualcuno da sempre devoto alla razionalità è forse davvero la migliore controprova che Momenti di cura è un autentico massaggio dell'anima, per tutti. Un'occasione da non perdere, ancora per sole due serate. Roma, teatro SalaUno dal 27 al 29 Aprile 2009
Visto il
al Sala Uno di Roma (RM)