Extra
MOONFLEECE

L'affetto e l'amore non hanno generalità sessuali

L'affetto e l'amore non hanno generalità sessuali

Moonfleece fa parte del ciclo  The Storyteller Sequence che consta di cinque atti unici scritti dal drammaturgo, scrittore, e cineasta Philip Ridley (classe 1964) per un pubblico di adolescenti. Le cinque commedie sono ambientate tutte nell'east London (dove Ridley è nato e risiede tuttora) e impiegano il linguaggio  e le narrazione della fiaba, accanto alle classiche convenzioni teatrali, per rivelare i traumi nascosti dei loro giovani protagonisti.
Ognuna di queste cinque pièce è stata commissionata, negli anni, dal National Theatre di Londra per la sua offerta annuale di commedie per bambini e adolescenti.
Moonflece si apre con Tom e Gavin, due giovanissimi membri di un partito di estrema destra, che irrompono in un appartamento abbandonato dove cercano di allontanarne l'inquilino abusivo che lo occupa, il nero Link, che vi abita con un altro ragazzo, Kurt, momentaneamente assente. Gavin è di maniere spicce mentre Tom, suo mentore, più diplomatico. Si capisce ben presto che i motivi per quella irruzione non sono politici ma personali. Tom e Gavin agiscono per conto di Curtis, figliastro del leader del partito nel quale militano, che ha deciso, di nascosto  dal fratellastro Wayne, di tornare in quell'appartamento, dove è vissuto da ragazzino, per affrontare i suoi ricordi più dolorosi. Suo padre venne ucciso in quel quartiere da due  rapinatori neri e suo fratello Jason morì poco dopo in circostanze misteriose. Avendo visto il fantasma di Jason in diverse occasioni, Curtis ha chiesto l'aiuto di Sarah, la sua ex raagzza, nonché compagna di infanzia (che lo ha lasciato da quando Curtis ha aderito al partito di famiglia) e della sua amica medium Nina, che è su una sedia rotelle. Le cose però non vanno come previsto: Sarah si fa accompagnare dalla sua amica Alex, che malcela il disprezzo per Curtis e accoliti, e da Jez, omosessuale e giornalista in erba, curioso e pieno di domande. Presto li raggiunge anche Zak l'altro giovane abitante abusivo dell'appartamento che per campare fa il cantastorie per le strade della città. E la storia che Zak racconta a Curtis cambierà per sempre la sua vita.
Moonfleece affronta temi seri e importanti quali razzismo, omofobia, identità, tradimento e perdita, in una maniera che permette a questi temi di essere discussi da un pubblico di adolescenti magari in classe, dopo aver assistito allo spettacolo. Ridley tocca questi temi senza alcuna retorica, senza alcuna vocazione paternalistica, incentrando la commedia sulla forza positiva del racconto come strumento per liberarsi da segreti, bugie e omertà. Per tirare fuori quel piranha che, come consiglia Nina a Kurt, se non viene sputato ti mangia da dentro lasciandoti vuoto.
Un racconto di poesia, nel quale l'amore di un ragazzo per un altro ragazzo diviene una splendida allegoria, quella del manto di luna (moonfleece) il dono che il principe ha ricevuto dal suo amato. E quando il re e la regina gli chiedono di disfarsi di quel dono il principe risponde che non vuole liberarsene, non può, perchè lui è quel manto. La grandezza della pièce sta nel suo (di)mostrare che per quanto l'omoaffettività possa essere avversa e stigmatizzata, c'è, esiste, è diffusa, e non c'è nulla che si possa fare per cancellarla (non si possono bandire i raggi di luna commenterà Wayne, che raggiunge Curtis a fine commedia,  ignaro del significato della metafora, che lui legge nella sua letteralità).
Per quanto si cerchi di negare loro i diritti gay lesbiche ma anche neri e diversamente abili (come impone il politicaly correct) non sono isolati ma sono nel mondo insieme a tutti gli altri cittadini.
Ridley usa così alcuni chiché (Jez gay effeminato, Alex  dipinta come la classica Dyke,  la lesbica mascolina) non per confermarne il pregiudizio ma per poter impiegare dei personaggi omosessuali in una maniera immediatamente riconoscibile da tutti senza bisogno di presentarli. Lo scopo dello spettacolo infatti non è quello di spezzare una lancia a favore di immigrati e omosessuali, ma di indicare la stupidità di chi, come Tom e Gavin, pensano che basti negarne la dignità umana per farli scomparire. Invece Jez, Link e Alex sono già nel mondo che Tom e Gavin lo vogliano o no.
Moonfleece getta uno sguardo profondo sui complessi rapporti interpersonali degli (e delle) adolescenti la cui unica differenza rispetto quelli degli adulti non è tanto la minore esperienza quanto la minore propensione al compromesso. Un mondo di relazioni e di affettività che travalica ruoli precostituiti e ideologie: accanto a giovani che vivono il proprio orientamento sessuale in maniera già chiaramente codificata nella società come Jez, lo spettacolo suggerisce altri percorsi affettivi, il legame tra Alex e Sarah (non necessariamente sessuale) e quello intimo tra Tom e Curtis, che non deve declinare alcuna generalità sessuale per essere riconosciuto nella sua dignità di sentimento.
Ridley sembra così creare dei personaggi complessi per poi  limitarsi a osservarli sottolineandone lo spessore e la complessità. Compila così una graduatoria del femminino mostrandolo in tutte le sue possibilità espressive, dalla sciocca fidanzata di Wayne (capace comunque di una concretezza maggiore di quella di Gavin e di Tom) alla sensuale provocazione di Nina che corteggia sfacciatamente Tom (dandogli il nome del profumo che gli ha regalato Curtis) e che reagisce agli spostamenti della sua carrozzina per farle scendere le scale come fossero sensuali approcci fisici fino alla concretezza di Sarah la cui determinatezza nel prendere le distanze dall'ideologia politica abbracciata da Curtis non le fa dimenticare il senso di lealtà e impedisce a Jez di continuare a prendere appunti imponendogli di rispettare il patto che ha fatto con Curtis per poter rimanere nell'appartamento. 
Ancora Ridley fa vestire Curtis, Tom, Gavin e anche Wayne, tutti allo stesso modo, con giacca, cravatta e spilla col simbolo del partito mostrando come gli estremisti di destra  vogliano apparire presentabili (il patrigno di Curtis consiglia di evitare il vituperio e la violenza come Tom ricorda ripetutamente a Gavin). Far vestire degli adolescenti da adulti borghesi è anche il simbolo dell'ingerenza che gli adulti hanno nella vita degli adolescenti (quando ho un problema mi rivolgo sempre a papà, spiega Wayne a Curtis, quel che lui mi dice per me è la verità. Così è più facile vivere) e, più in generale, di come quando gli adulti esercitano un'autorità sugli adolescenti li condizionino deliberatamente  distorcendo la realtà e il passato.
Un testo complesso dunque ma di immediata comprensione adatto al pubblico di adolescenti per il quale è stato pensato e scritto.
Lerici firma una messinscena splendida a cominciare dal casting indovinatissimo che alterna giovanissimi attori ancora in accademia a interpreti già formati che in passato hanno già calcato il palco del teatro Belli.
E ottiene da ognuno la necessaria qualità professionale senza rinunciare alla spontaneità che giova ai personaggi e dà credibilità alla loro giovane età (nella pièce sono adolescenti dai 16 ai 20 anni,  sul palco il più giovane ha 18 anni).
La differenza di maturità professionale tra i vari attori e attrici non dà fastidio ma al contrario contribuisce alla verità profonda di una pièce che per quanto conduca Curtis a un cammino doloroso gli fa conoscere la verità, che è sempre liberatoria, costituendo per ogni spettatore una forma di speranza morale, etica e politica (=vita nella città).
Per gli standard italiani, più che una speranza, questo spettacolo, la sua committenza e i suoi valori, costituiscono più che altro un'utopia.

Visto il 19-04-2011
al Belli di Roma (RM)