Danza
MORNING SUN

Un tributo all'arte del costruire

Un tributo all'arte del costruire
Marcia Lança, giovane coreografa portoghese, ha presentato alla undicesima edizione del Festival Danae, il suo nuovo lavoro: “Morning sun”. Non si può parlare di spettacolo, non è di questo che si tratta. Piuttosto si potrebbe definire quello che accade in scena come una successione di esperimenti, di azioni combinate in una precisa successione, di indagini. La stessa Lança insieme al set designer João Calixto, costruisce spazi e oggetti usando assi, tavole, aste di legno e una sparachiodi ad aria compressa. “Morning sun” è un lavoro di precisione, che studia e indaga l’equilibrio e la possibilità di costruire qualcosa dal niente, dal una scena vuota. Sedie, tavoli, bare, piccole città. I due artisti osservano ciò che creano con curiosità e insieme con la consapevolezza che tutto verrà distrutto così com’è stato costruito. Non c’è narrazione, non c’è storia, non c’è drammaturgia se non quella data dall’atto stesso del costruire e dall’uso del legno come materiale primo e unico. “Morning sun” funziona come una macchina ed è forse proprio questo automatismo a costituire la sua forza: non c’è personalità in scena – la personalità è nella scelta del tipo di azione, ma non viene portata nel gesto scenico – ma competenza e ordine. Le luci, disegnate da Alexandre Coelho, restituiscono allo spazio una dimensione altra, che spezza la continuità del palco creando isole, ombre, riquadri in qui le creazioni e le azioni acquistano profondità e peso. In generale la performance è curiosa e sicuramente nuova ma non riesce ad avere una forza sufficiente a motivare il gesto in sé, senza significati altri. Una sequenza di azioni che catturano la curiosità di chi guarda nell’attesa di sapere che cosa prenderà forma ma che, nella sua estrema precisione, deve ancora acquistare un ritmo e un’intensità altra, in grado di mostrare che non si sta assistendo ad un semplice esercizio. “Morning sun” è un tributo all’arte del fare e può arrivare ad essere davvero, con un migliore studio drammaturgico e ritmico, un momento di riflessione sulle possibilità materiche ed evocative della costruzione.
Visto il 31-03-2010
al Out Off di Milano (MI)