Musical e varietà
MORRISON HOTEL

Morrison Hotel - Rassegna EXIT -

Morrison Hotel - Rassegna EXIT -
Nel paesaggio della seconda rassegna Exit che vede sulla scena undici compagnie in tre grandi teatri romani, si inserisce lo spettacolo MORRISON HOTEL di Pierpaolo de Mejo e V.Cosmai. Uno straordinario incipit di serata è rappresentato, finalmente - e chi segue i miei articoli sa di cosa parlo - dall'aver ricevuto in maniera professionale il famoso ed ormai raro, programma di sala (merito anche dell'ufficio stampa) Una prima piacevole quella vista al Teatro lo spazio di Roma, una prima "di cuore", "di spirito" e di interesse creato dai giovani interpreti (attori e musicisti) dell'opera in questione: incipit (oltre al programma di sala) dettato da un silente intervenire metateatrale che inserisce subito il pubblico nel "live" dell'opera. Un ensemble abbastanza affiatato che porta biograficamente in scena ( o almeno l'intento è quello..) la vita del "Re lucertola" , di Jim, del leader di una delle band maggiormente discusse e seguite del secolo scorso (anche di questo..) The Doors . Le porte. Le porte della percezione ( Aldous Huxley docet), le porte di una percezione che ,se non inserita minuziosamente in dettagli visivi ed acustici, può apparire, ai nostri tempi, quasi ironica .. Tutto lo spettacolo è un "trip" che vede Jim, interpretato da Pierpaolo de Mejo, raccontare la sua vita aggregata e disgregata in un parallelismo (interessante) con pezzi dedicati (live) dei Doors. Un esperimento piacevole ma a tratti rivelante impronte un pò troppo amatoriali ( la dizione romanesca si sente, il non rispetto di proscenio e "bagnati" si vede, una costruzione registica che fa un pò "acqua" anche ) ed un uso del "microfonato", in un ambiente non proprio immenso come il palco e la platea del Teatro Lo Spazio, un pò controproducente.. Inizialmente lo spettacolo offre spunti di riflessione e dinamicità, ma nei tempi scenici successivi si perde nei meandri di una rivisitazione quasi ilàre di quel che le atmosfere "brechtiane" e "Warholiane" dovrebbero essere; un pò la giovane età, un pò forse un appiccicare troppo la sceneggiatura di Oliver Stone e la traduzione di essa. Un lavoro nel complesso di sicuro carattere e lodabile sforzo che però rimane in bilico costante tra forzatura mistica ( purtroppo non molto percepibile) e grande amore per i Doors ed il suo Leader forse approfondito in modo un pò saggistico La "prosa di fondo" a tratti si perde e, per chi non conosce perfettamente la storia della band di Venice beach, un pò difficile da seguire. Purtroppo a mio parere il disagio dei tempi, il disagio di Jim, dei suoi coetanei e di un paese coinvolto in una guerra persa prima di iniziare, "non esce" ed il "tutto" rimane a tratti ibrido ed a tratti inserito in una voglia ( bellissima e sicuramente fruttuosa) di mostrare, ma che sfocia in alcuni punti nella parodia. Piacevoli gli intermezzi musicali "sine fabula" , sempre atti al seguire la storia; interessanti i punti di parallelismo musicale interpretativo. Bravi tutti i musicisti ( le chiusure di nota e di registro da parte del chitarrista, nelle parti di canto , andrebbero rivisitate ). Uno spettacolo ,come ho detto all'inizio, sicuramente realizzato col cuore ed inserito in una professionale e interessante rassegna come Exit - Emergenze per identità Teatrali - Una maggiore consapevolezza, da parte del bravo attore che interpreta Jim, di quel che realmente era Jim e rappresentava ( limando ibridizzazioni di sorta) darebbe maggior valenza ad un esperimento di sicuro valore. Il teatro italiano , pur immerso o sommerso, sta rinascendo. Acta est fabula Morrison Hotel Consigliato senza pretese. Roma, 5 gennaio 2009 Teatro Lo Spazio Ivan Mori
Visto il 05-01-2010