Prosa
MORTE DI DANTON

Danton vs Robespierre: la Rivoluzione a teatro

Danton vs Robespierre: la Rivoluzione a teatro

Ha debuttato al Teatro Carignano di Torino la nuova produzione del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale: Morte di Danton, scritto all’età di ventuno anni da Georg Büchner. Mario Martone dirige un affresco corale sulla Francia rivoluzionaria negli ultimi giorni del Terrore: il testo si concentra, appunto sulla contrapposizione tra il moderatismo di Georges Jacques Danton (Giuseppe Battiston) e il fondamentalismo rivoluzionario di Maximilian Robespierre, chiamato “l’Incorruttibile” (un vibrante e al tempo stesso impassibile Paolo Pierobon).  Nel loro antagonismo, i due protagonisti sono uniti da un destino comune, che li condurrà alla ghigliottina a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro.

Un affresco corale, dunque, in cui intrighi, lotte di potere e aneliti libertari non sembrano appartenere al popolo, bensì a chi, in nome di una pretesa di libertà, si assumerebbe i compito di guidarlo (non a caso, il regista fa esprimere popolane, guardie e carcerieri in dialetto napoletano). Nello spettacolo assumono, poi, evidente importanza alcuni dei numerosi monologhi presenti nella pièce, che evidenziano lo scontro culturale e religioso dell’epoca: da citare i momenti affidati a Robespierre-Pierobon sulla necessità ineluttabile di una “strategia del terrore”, nonché l’appassionata difesa del suo operato da parte di Saint-Just (Fausto Cabra) alla fine del primo atto); la difesa del libero pensiero, tra determinismo, materialismo e ragionata messa in discussione dell’esistenza di Dio, ad opera del filosofo Thomas Payne (Paolo Graziosi), in apertura del secondo atto; oppure ancora la distaccata, quanto rassegnata osservazione degli eventi di quel periodo e delle conseguenze sul processo rivoluzionario da parte di Barère (Roberto Zibetti).

Applausi fragorosi per il Danton di Giuseppe Battiston, soprattutto al termine della scena del processo, quando, di fronte al giudice e ai membri del Comitato di salute pubblica – che in segreto tramano contro di lui – esprime con tutto il suo vigore la volontà di poter guardare in faccia i suoi accusatori (scelti accuratamente come falsi testimoni). Accanto a lui, i suoi sostenitori, tra i quali il fedele Camille Desmoulins (Denis Fasolo), il realista Philippeau (Roberto De Francesco) e la “banderuola” Lacroix (Alfonso Santagata), che condivideranno con Danton il destino di morte, avvenuta sulla ghigliottina il 5 aprile 1794.

Julie, moglie di Danton, è l’unico personaggio di fantasia nel testo ed è interpretato da Iaia Forte; nella realtà, nel periodo dell’esecuzione, egli era da poco sposato con la seconda moglie, la giovane Louise-Sébastienne Gély.

Un grandioso cast, con oltre 30 attori in scena, diretti sapientemente da Mario Martone, che ha pensato anche a una scenografia – forse un tantino rumorosa nei momenti del cambio scena - in cui i singoli elementi esaltano l’insieme. Anche se l’eccessivo utilizzo di numerosi sipari – che troppo spesso si aprono e si chiudono – e l’idea degli esterni simulati in platea, “distraggono in maniera” evidente il pubblico, che in alcuni momenti, che in questi momenti coglie difficilmente le sfumature del testo. A parte questo, le oltre tre ore di spettacolo trascorrono abbastanza serenamente.

Visto il 13-02-2016
al Carignano di Torino (TO)