Dal 13 gennaio al 4 marzo 2012, venerdì, sabato e domenica, la Compagnia Castalia, grazie alla collaborazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Dipartimento di Arti e Scienze dello Spettacolo dell’Università di Roma La Sapienza, rappresenta sul palco del Teatro Arcobaleno, Centro Stabile del Classico, la “Mostellaria”, il capolavoro della commedia plautina. L’allestimento, curato dalla regia di Vincenzo Zingaro, offre l’occasione per immergersi nel divertente e meraviglioso ‘gioco’ della Commedia Classica Antica, seguendone le tracce lasciate in tutta la tradizione teatrale italica, fino alla Commedia all’italiana del nostro cinema. L’opera è sicuramente una delle più note del ciclo della beffa, e semplifica la tipologia fondamentale dell'intreccio comico di Plauto, cioè l'inganno, la gozzoviglia, la pigrizia e la beffa come motori degli eventi.
La trama prende spunto dalla commedia attica, il "Phásma" di Filemone, e racconta la storia di un ricco mercante ateniese, Azzeccatutto, che dopo due anni di assenza per affari in Egitto, torna improvvisamente a casa. In sua assenza, il figlio Fiordamore e lo schiavo Trappola hanno sperperato il suo patrimonio, organizzando in casa feste e banchetti. Il ragazzo, inoltre, ha contratto un esoso debito con un usuraio facendosi prestare i denari necessari per riscattare una prostituta, Paciucchiella, della quale è perdutamente innamorato. L’astuto servo, allora, escogita un piano per convincere il padrone a ripartire senza scoprire le malefatte del figlio. Si inventa che la casa è infestata da un fantasma e che per questo hanno dovuto traslocare. Sopraggiunge nel frattempo l’ usuraio Schifaquattrini, reclamando gli interessi del prestito, e Azzeccatutto è ingannato per la seconda volta: Trappola, infatti, gli dice che il prestito è stato chiesto per comprare una casa, quella del vicino Nasabbecco. Il vecchio crede a tutte le fandonie che gli vengono raccontate, si reca a vedere la casa in presunta vendita, ma quando scopre di essere stato burlato su tutto, grazie alla soffiata di un viandante e alle parole di Nasabbecco, s’infuria e minaccia vendetta. Allora, sarà proprio il suo vicino a farlo ragionare, a fare appello alla sua razionalità, propria della senescenza, in modo da creare un inganno ai danni degli ingannatori. Nell’ultima scena assistiamo al momento in cui il meccanismo meta-teatrale raggiunge il suo apice fino al suo epilogo, in cui il ruoli si ribaltano: gli ingannatori diventano ingannati e il disordine viene ricomposto.
La rivisitazione dell’opera plautina di Vincenzo Zingaro si rivela molto originale nelle soluzioni di rappresentazione, ma al contempo rivela fedeltà e profonda adesione all’autentico spirito comico plautino. L'attendo studio della drammaturgia classica, svolto ormai da molti anni dal regista, traspare nella cura dell’allestimento scenico: i costumi, le musiche, la scenografia, i colori e la forza dell’espressività linguistica, ci fanno rivivere l’atmosfera suggestiva della Commedia Classica Latina. I nomi sono ripresi dalle traduzioni di Paratore e rimandano alla tradizione della commedia dell’arte e dell’atellana. Tutti hanno i significati esattamente opposti alle qualità personaggi, tranne quelli dei giovani, che invece alludono alle loro stesse caratteristiche. Il plurilinguismo è un tributo alla forza idiomatica della lingua bassa, di un dialetto che sa di mediterraneo. Parlate dell’Italia centro-meridionale in bocca ai servi si alternano all’italiano dei giovani innamorati e dei signori di Atene. L’ordine sociale viene reso anche mediante la lingua. La scena finale nell’agnizione, poi, pur tradendo parzialmente il testo plautino, traduce molto bene il senso dell’opera.
I protagonisti di questa commedia, rappresentati da attori bravissimi, pur essendo personaggi bislacchi, grotteschi, enfatici nel loro gigantismo parossistico, grazie alla regia di Zingaro, non sconfinano mai nel chiasso gratuito ed anche le scene più esilaranti custodiscono rigorosamente un proprio ordine. Gli attori recitano con assoluta disinvoltura ruoli ostici, caratterizzandoli molto bene tramite posture e movimenti scenici ben studiati; interagiscono molto con il pubblico rendendolo partecipe agli eventi. Dunque, questa rappresentazione della "Mostellaria", davvero strabiliante per lo studio della messa in scena e l’abilità istrionica, non deluderà né gli spettatori più esigenti, esperti di Commedia Classica, che gusteranno appieno la comicità plautina, né gli spettatori che si avvicineranno per la prima volta a questo genere teatrale. Il divertimento è assicurato per tutti.