A leggere Il mio cuore umano, il romanzo autobiografico di Nada Malanima da cui Musicaromanzo è tratto, ci si aspetta uno spettacolo narrativo, dove Nada rendiconta, con ironia e lo stile personale ed elegante del libro alcune vicissitudini della sua vita.
Invece dopo l'esordio narrativo dei genitori che fanno l'amore in seguito a una serata in balera, Musicaromanzo vira subito decisamente verso la metafora e la poesia.
Una mise en abyme dell'animo della narratrice (Nada è in scena tutta sola) nel mondo bambino e adolescente che evoca, ripetuto, reiterato, riproposto in continue varanti, dove la Luna e altri fenomeni astronomici, gli alberi, le sue foglie e i suoi frutti, l'atmosfera e altri fenomeni fisici sono trasfigurati in elemento ludico, in metafore vive di stati d'animo e condizioni esistenziali.
Un gioco affaticante per lo spettatore che deve subito risettare recettività e udito dalla comprensione razional-narrativa alla poesia con le sue eteree allusioni figurate. Se lo spettatore non ci riesce rischia di perdersi irrimediabilmente e di venire respinto da una drammaturgia che, se non intesa con la giusta attitudine, può risultare persino noiosa.
Ma se lo spettatore sa avere un ascolto innocente e puro, e invece di cercar di capire si lascia emozionare Musicaromanzo allora prende ed emoziona e trasporta altrove in maniera esemplare.
Nada Malanima è bravissima nel dare corpo a voli pindarici, associazioni mentali e alle emozioni della bambina di cui racconta e è che è ancora in lei. Una bambina che ha conosciuto la crudeltà degli adulti che non ti considerano se sei piccola, adulti che non riescono nemmeno a vederti, che, quando sei cresciuta, ti vogliono solamente per il corpo e poi ti lascino sole, incinte, alle prese con un figlio desiderato ma impossibile da tenere, e con un aborto indesiderato ma necessario.
Quello di Musicaromanzo è anche un viaggio viaggio dentro i testi delle canzoni di Nada, uno sguardo dato senza troppa sistematicità alla fucina da dove le canzoni prendono forma. Canzoni cui lo spettacolo fa continuo riferimento e che Nada esegue rigorosamente dal vivo su base registrata, amplificate da un microfono che porta sempre con sé ma che viene spento quando recita.
Canzoni che fungono da contrappunto sonoro al magmatico profluvio di parole, contro il quale le canzoni si stagliano come diamanti, là dove il racconto in prosa è ancora un diamante grezzo, non tagliato, che solo l'occhio esperto sa distinguere dalla roccia che lo ricopre. Brani toccanti quali “Senza un perché”, “Pioggia d’estate”, “Bolero”, “Tutto a posto”, “Luna piena”e “Guardami negli occhi” più i due inediti “Piantagioni di ossa” e “Raccogliti”.
E, dopo aver assistito allo spettacolo, quelle canzoni acquistano in significato, in vita vissuta, in spessore esistenziale.
Uno spettacolo di grande fascino e seduzione che non cerca uno spettatore in grado di riconoscere allusioni letterarie e culturali, di cui, pure, il testo è disseminato, ma che ha bisogno di uno spettatore il cui cuore sia collegato a un orecchio ancora davvero disposto all'ascolto.