Degli spettacoli presenti alla rassegna Mutamenti del teatro Arvalia <i>Amleto</i> di Michele Sinisi e Desideranza di Luigi di Gangi e Ugo Giacomazzi costituiscono due esempi dal diverso esito sulla ricerca del teatro di parola che sa farsi performativo nel caso di <i>Amleto</i> rimanendo squisitamente verbale il secondo.
Michele Sinisi riporta in scena Amleto, uno spettacolo del 2007 che coniuga il teatro di parola con la sensibilità performativa dell'attore. Da solo in scena, con il solo ausilio di strumenti poveri, un lettore cd, delle sedie sul cui schienale compaiono i nomi dei personaggi principali del testo shakespeariano, una brocca d'acqua che diventa un naturale amplificatore della voce, Sinisi dimostra come una delle più classiche divisioni naturali del teatro, quella tra il teatro di parola e quello di regia, possa essere superata in un approccio sinergico che travalica la divisione attraverso una sintesi elegante e intelligente. Sinisi fa proprio uno dei testi che più sono entrati nell'immaginario collettivo dello spettatore comune rispettandone appieno valori valenze e significati. L'attore-regista affascina con la sua presenza scenica, il suo expertise di uomo di spettacolo, e ci racconta la vicenda dell'Amleto cercando nella follia del principe di Danimarca le ragioni drammaturgiche della messa in scena. Amleto racconta a se stesso ciò che gli succede raccontandolo così anche allo spettatore, come unica forma possibile di razionalizzazione di un dolore che non può essere razionalizzato, il dolore che scaturisce dalla scoperta dell'omicidio del padre per mano di suoi suo zio, che ha sposato sua madre, donna connivente con l'omicidio. Il famoso monologo che tutti conoscono ma di cui tutti ignorano il significato non è mai stato chiaro come in questa messa in scena: uccidersi per sottrarsi al dolore che deriva dalla conoscenza della verità o vendicarsi dell'onta subita? Amleto sceglie la follia come maschera che gli permette di agire indisturbato mentre cerca una vendetta ancora da organizzare. Le reazioni dei vari personaggi alla sua pazzia (simulata, ma gli altri ne sono all'oscuro) sono mostrate da Sinfisi in un monologo plurimo nel quale interpreta di volta in volta i vari personaggi chiamando ogni volta l'uno o l'altro a intervenire in un teatro della follia del quale Amleto (Sinisi) è l'unico attore e regista. Nel suo soliloquio Amleto reitera comportamenti e reazioni, che sono raccontate in ordine sparso, ripetute, spezzate, riprese e interrotte seguendo il guizzo imprevedibile della follia: dal racconto dell'omicidio per voce del fantasma di suo padre alla perfidia con cui Amleto respinge l'amore di Ofelia, facendola impazzire, lei sì per davvero, e inducendola al suicidio, fino alla messa in scena dello spettacolo dei teatranti giunti a corte, che mimano l'omicidio del padre davanti agli occhi dello zio assassino per vedere com reagisce di fronte alla messa in scena dell'omicidio da lui commesso. Un teatro della follia in cui Amleto è al contempo lo spettatore e l'agente, nel delirio di un soliloquio recitato con maestria nel quale Sinisi vola alto con rara eleganza allestendo una messa in scena per voce sola riuscitissima e memorabile. Un testo da vedere e rivedere, un nome da tenere a mente e da seguire. *****
Luigi di Gangi e Ugo Giacomazzi presentano <i>Desideranza</i> un testo da loro scritto e messo in scena nel 2007, ricevendo il premio Scenario, recentemente riproposto all'Auditorium di Roma nell'abito della prima edizione di <i>Vertigine</i>, nel quale raccontano con l'uso del dialetto di due fratelli chiusi nella morsa del disagio familiare. Una madre malata e dispotica uno dei due fratelli affetto da sindrome down, i die fratelli progettano di uccidere la despota (o lo hanno fatto davvero? ) e grazie alla sua morte sognano di andare finalmente liberi verso altri lidi, con desideri naif di ribellione, di riscatto e di rivalsa. Desideri frustrati, mai portati a termine, interrotti da rivalità fraterne, da giochi di potere tra i due. In questa competizione si nota tutto l'imamginario collettivo di due giovani uomini del sud: le donne son tutte puttane (tranne la mamma), dare del frocio è offensivo (<i>tu sei frocio!</i> <i>no tu sei il fratello di un frocio</i>...) per uno spetacolo che, alla fine, non si capsice ben cosa voglia dire, che perosnaggi volgia presnetare che storia voglia raccontare. E pur aprezzando la bravura e la buona volontà di un testo tutto parola e niente regia alla fine ci si chiede la nececessità di una storia fatta di cliché che non vengono mai messi davvero in discussione, uno spettacolo che lascia un po' il tempo che trova dei cui personaggi ci si dimentica subito dopo aver lasciato il teatro. *
Amleto
Teatrominimo
in coproduzione con Festival Castel Dei Mondi
Pontedera Teatro - FestTeatro - Armunia Festival
Piccolo Osservatorio Universale Garzia
Di e cono Michele Sinisi
Collaborazione alla scrittura Michele Santeramo
Costumi Luigi Spezzacatene
Direttore di scena / tecnico audio Nicola Cambione
Desideranza
Produzione Teatrialchemici
Di e con Luigi di Gangi e Ugo Giacomazzi
Disegno luci Cristian Zucaro
Segnalazione speciale
Premio Scenario 2007