All’interno della rassegna teatrale “TREND - nuove frontiere della scena britannica” in programmazione al Teatro Belli, sarà possibile vedere, fino al 12 Novembre, MY CHILD (Mio Bambino) testo di Mike Bartlett autore contemporaneo inglese.
La misé affronta il tema delle dispute familiari circa l’affido e la cura dei figli, in una famiglia dove i genitori abbiano deciso di divorziare.
Appena il sipario si apre il matrimonio è già fallito, essendo nelle intenzioni dell’autore la volontà non di raccontare l’antefatto ma di farci vivere delle dinamiche relazionali che si sviluppano in determinate condizioni. Tutto nasce da un livido mal curato che il bambino, figlio della coppia in questione, si è procurato in una giornata in cui era affidato al padre. La madre, coglie l’occasione per potersi avvalere del diritto di negare al genitore la possibilità di vedere il figlio, in quanto violento e negligente, quindi non responsabile né per se stesso né tanto meno per un bambino di appena dieci anni.
Questa situazione porterà ad una vicenda limite in cui il figlio verrà rapito dal padre creando così un rapporto rapito-rapitore imbarazzante e ambiguo in quanto nato da una situazione di tensione che non dovrebbe crearsi all’interno di un nucleo familiare, per quanto anomalo esso sia.
Il lieto fine è solo apparente: i due genitori sono stati a loro volta figli e portano con loro i cattivi rapporti e le sbagliate scelte di vita operate a loro carico.
Oltre il bambino del titolo si nascondono in realtà le storie di altri due bambini, ormai cresciuti anagraficamente ma ancora incapaci di metter su famiglia perché troppo impegnati a sconfiggere fantasmi e ansie della loro infanzia.
Freud ci ricorda quanto sia difficile riuscire ad essere buoni genitori quando non si ha avuto un buon esempio da seguire e da prendere come riferimento per aver prova che una strada sia giusta anziché un’altra. La sensazione che abbiano quando il sipario si chiude è che questa giovane coppia di genitori abbia ancora bisogno di una guida che gli indichi la strada da seguire aiutandoli così a diventare finalmente grandi.
Sul palco, il regista Alberto Giusta, decide di annullare la scenografia lasciando al minimalista nero delle pareti l’unica forza scenografica, dando così spazio alla parola e al gioco di ruoli, entrambi essenziali, ma quanto mai efficaci. Gli attori riescono per tutta la messa in scena a trasmetterci una carica energetica veramente alta tanto da vivere grandi momenti di tensione e di tristezza di fronte a screzi e ingiustizie. Lo spettacolo è consigliato a genitori e figli che hanno la voglia di mettersi in gioco e vedere da un altro punto di vista il ruolo che hanno sempre avuto.
Visto il
al
Belli
di Roma
(RM)