L’ultima rappresentazione di Nabucco in Arena lascia un meraviglioso ricordo dei potenti cori di Giuseppe Verdi. La buona impostazione registica sarà sicuramente da valorizzare maggiormente una volta terminato questo periodo di allestimenti legati alla pandemia.
Regia e allestimento piacevolmente innovativi
Il nuovo allestimento 2021 della Fondazione Arena di Verona ambienta l’opera nel Novecento, più precisamente in epoca nazista, anziché nell'antica Babilonia, ragion per cui il re babilonese si trasforma in un capo nazista, Abigalle diventa una delle donne del regime e Zaccaria invece capeggia gli ebrei.
Nel primo atto, ambientato in un campo di concentramento, sembra di assistere alla proiezione di uno dei numerosi film in cui l'esercito tedesco sorveglia i prigionieri ebrei al lavoro; mancano solo i cani lupo per completare la pellicola. Nel secondo atto l’architettura del Reich e la sensazione di archeologia industriale si mescolano in toni di grigio dipingendo uno scenario a monocromo.
Il terzo atto apre citando l’Olympia di Leni Riefensthal. Con i loro cerchi ed i loro chitoni bianchi, corpo di ballo e comparse ci calano nel clima delle Olimpiadi di Hitler del 1936 per tornare poi, nel quarto atto, davanti ai cancelli dei campi di concentramento dove gli ebrei vengono spogliati e messi in fila per entrare nelle camere a gas.
Ottimo cast ben collaudato e splendida direzione
E nulla si poteva chiedere di meglio per quanto riguarda il cast: Amartuvshin Enkhbat in Nabucco, Anna Pirozzi in Abigalle e Rafal Siwek in Zaccaria oltre a tutti gli altri magnifici comprimari.
Il baritono mongolo ha suscitato da subito l’entusiasmo del pubblico. La sua voce morbida ha un cromatismo delicato; la perfetta padronanza della parte, consente al pubblico una puntuale comprensione del testo. Inoltre, le sue doti interpretativo-attoriali gli permettono di gestire il personaggio con grande padronanza di sé.
Anna Pirozzi è stata una perfetta bionda del regime: autoritaria, superba e distaccata quanto basta. Tutti i registri vocali sono stati affrontati senza difficoltà e con grande potenza. Non si poteva chiedere di meglio. Anche la voce di Zaccaria ha raggiunto il pubblico con grande forza. Il capo degli ebrei ha dimostrato, come già altre volte, un’ottima disinvoltura sia nel canto che nel tenere la scena.
Perfetta anche Annalisa Stroppa in Fenena: questo ruolo femminile le si addice perfettamente e il suo modo di cantare ha una musicalità cromatica fuori dal comune. Piacevole Riccardo Rados nella parte di Ismaele. Bene anche tutti gli altri comprimari: Nicolo Ceriani (Gran Sacerdote di Belo), Carlo Bosi (Abdallo) ed Elena Borin (Anna).
Sul podio il Maestro Daniel Oren, considerato il più areniano di tutti i direttori d’orchestra al punto tale da coniare il nuovo modo di dire “direzione oreniana”.
Nemmeno il covid ha potuto annullare il bis del “Va’ Pensiero” che Maestro, orchestrali e coro hanno prontamente concesso con grande trasporto. Peccato solo che fosse l’ultima recita, ma confidiamo che questo Nabucco possa tornare rivisto ed arricchito in tempi migliori, magari trovando una migliore collocazione per il coro che ha sofferto molto per la dislocazione laterale.