Lirica
NABUCCO

DAVANTI AL MURO DEL PIANTO

DAVANTI AL MURO DEL PIANTO

La stagione lirica del Teatro Regio chiude quest’anno riproponendo al suo pubblico l’allestimento di Nabucco presentato durante il Festival del 2009 con scene e costumi di Luigi Perego e la regia di Daniele Abbado, ripresa per questa occasione da Boris Stetka.
Un’enorme parete mobile, che ricorda il tempio di Gerusalemme e soprattutto quanto oggi di esso rimane, incombe sulla scena ed evoca, ruotando su se stessa e aprendo al proprio interno attraverso un sistema di ponti levatoi dei quadri vuoti cui corrispondono ampie piattaforme percorribili, tutte le ambientazioni richieste dal libretto. Le masse di entrambi i popoli, confuse fra loro in modo piuttosto incongruo in vari momenti della rappresentazione, indossano costumi che richiamano alla mente, con un evidente riferimento alla shoah, gli anni Quaranta del Novecento, mentre i protagonisti Babilonesi risultano addobbati in modo vistosamente tradizionale, creando così un insieme che finisce davvero per sconfinare nel kitsch. L’azione è piuttosto statica e relegata dall’incombere del muro di fondo quasi esclusivamente, almeno per quanto concerne le parti corali, nello spazio di proscenio; le aperture create all’interno della parete vengono utilizzate per far emergere, incorniciandoli, i vari protagonisti. Le luci di Valerio Alfieri completano il tutto e giocano sulla scabrosità della pietra facendola risaltare in modo diverso a seconda del variare degli ambienti e delle situazioni, virando dalle tonalità più calde dell’oro al candore acceso del bianco.
Roberto Frontali è un Nabucco vocalmente solido, forse non ricchissimo di sfumature, ma regale nella presenza, non solo nei momenti di gloria, ma anche in quelli di debolezza o sconfitta, privo di eccessi e sbavature. Anna Pirozzi interpreta una Abigaille fiera e sdegnosa, la cui linea di canto si spiega con naturalezza e vigore, ben destreggiandosi fra acuti solidissimi e una tessitura grave che, seppur non pienissima, appare in ogni caso di tutto rispetto. Anna Malavasi offre una interpretazione attorialmente meno incisiva della sua Fenena che risulta un po’ opaca: la voce è comunque caratterizzata da un timbro limpido, leggermente scuro, e il fraseggio è corretto. Mattia Denti veste i panni di uno Zaccaria che fatica in acuto e non brilla per colori ed espressività, Sergio Escobar quelli di un Ismaele dotato di uno strumento davvero notevole, ma che talvolta pare forzare un po’ troppo l’emissione. Con loro Gabriele Sagona (Gran sacerdote di Belo), Luca Casalin (Abdallo), Elena Borin (Anna). Buona la prova del coro, preparato da Martino Faggiani, che ha bissato un Va’ pensiero eseguito con tempi abbastanza distesi, ma vibrante e particolarmente attento ai chiaroscuri.
Ancora acerba e non perfettamente amalgamata l’Orchestra Filarmonica del Teatro Regio di Parma che ha evidenziato qua e là qualche problema, soprattutto fra gli ottoni. A dirigerla il maestro Francesco Ivan Ciampa che con gesti ampi ed espressivi ha voluto imprimere alla partitura liricità e vibrante vigore.
Teatro pieno in ogni ordine di posti e pubblico soddisfatto, prodigo di applausi sul finale in modo particolare per Frontali e Pirozzi.

Visto il
al Regio di Parma (PR)