Lirica
NABUCCO

Geometrie desertiche

Geometrie desertiche

Torna a Verona, in veste restaurata, l'allestimento ormai storico di Nabucco pensato nel 1991 da Gianfranco de Bosio per il grande spazio areniano e con esso tornano i colori ocra delle sue imponenti architetture medio orientali viste quasi attraverso un filtro fotografico seppiato per la modifica delle immagini digitali che le fa assomigliare ad enormi sculture di sabbia. Il tempio della città santa viene ricostruito tramite l'utilizzo di parallelepipedi mobili piuttosto scabri e solo geometricamente decorati; al centro della città del nemico si staglia, invece, una enorme ziggurat circolare a gradoni, rastremata verso l'alto, circondata dai summenzionati parallelepipedi, questa volta decorati però con figure umane in rilievo di evidente sapore mesopotamico. L'idea di contrapposizione fra essenzialità dello stile di vita e della religiosità ebraica e ridondanza sfarzosa del modus vivendi orientale si rispecchia anche nei costumi: semplici, candidi o color canapa per gli israeliti, sgargianti e ridondanti per gli Assiri. Tradizionali e, a tratti, un poco scontati, i movimenti registici pensati per i cantanti e le immense masse di coristi le quali, in ogni caso, contribuiscono ad offrire allo spettatore un impatto scenografico non da poco.

Convincente il Nabucco di Luca Salsi che si esprime evidenziando una linea di canto intensa ed espressiva; lo strumento è potente, ma anche ben calibrato, e la voce corre bene attraverso la vastità dello spazio areniano. Martina Serafin è una Abigaille di grande cipiglio ed energia, solida nei centri, ma con qualche sbiancatura nella zona grave e alcune forzature in acuto. Meglio la Fenena di Nino Surguladze sempre ben calibrata e naturale nell'emissione, particolarmente intensa nella preghiera del quarto quadro. Molto bene lo Zaccaria di Dmitry  Beloselsky, potente, con belle bruniture nel colore della voce e il suono ben in maschera: una figura di sacerdote autorevole e credibile. Pietro Pretti, dal canto suo, è un Ismaele energico, ben a fuoco e scenicamente persuasivo. Con loro Alessandro Guerzoni (Gran Sacerdote di Belo), Francesco Pittari (Abdallo), Madina Karbeli (Anna).

In buca, la bacchetta di Riccardo Frizza punta sul raggiungimento di un buon equilibrio fra le varie sezioni e contemporaneamente col palcoscenico che egli segue sempre con occhi attenti. I tempi sono piuttosto serrati e vi è una evidente ricerca indirizzata verso la resa di un suono pieno e ricco di colori, ma mai roboante. Più che discreta la prova del Coro dell'Arena, anche se nei pianissimi del Va' pensiero emergono dall'insieme i vibrati un poco fastidiosi di alcune voci femminili.

Visto il
al Arena di Verona (VR)