La stagione lirica 2015-16 del Teatro Comunale di Modena inaugura con uno dei titoli più noti al grande pubblico, Nabucco di Giuseppe Verdi. Dopo i restauri che hanno sanato i danni del terremoto, il Teatro modenese riapre con un tutto esaurito, molto apprezzato dal pubblico presente. La produzione proviene dal Teatro dell’Opera de Tenerife, per la regia e scene di Stefano Monti, che lo dedica a Khaled al-Asaad, l’archeologo di Palmira torturato e ucciso nel tentativo di salvare gli scavi archeologici della città siriana. In effetti le scene di Monti riportano a un immaginario Medio Oriente, pur nella essenzialità di una scenografia e di una regia che si riempiono solo dei personaggi e di pochi altri elementi. Elemento unico per tutta l’opera sono quattro monoliti che ruotano e si combinano, dando vita via via a scenari diversi, come il Tempio di Gerusalemme o le rive di Babilonia; ma questi monoliti rappresentano anche le divisioni tra popolo ebreo e popolo assiro, tra il Dio di Israele e Belo. Nessun altro elemento compare in scena se non delle sculture, realizzate da Vincenzo Balena, che si ispirano alle antiche sculture assire o alle maschere funebri. Queste, di difficile comprensione e portate in scena da mimi, raffigurano la forza distruttrice del potere assoluto e il controllo della divinità sul popolo inerme. La regia di Monti unisce una visione classica e alquanto statica dell’opera con elementi innovativi ma spesso di non facile penetrazione sul significato intrinseco, come le due zolle di terra che nel terzo atto pendono dal cielo con delle funi penzolanti nella parte inferiore. Il suo “Nabucco senza tempo” non riesce a uscire da stereotipi già visti, purtuttavia gradevoli e significativi. Purtroppo non sempre i personaggi sembrano essere stati delineati con profondità e non sempre in scena riescono a esprimere una sicurezza registica, dando l’impressione di muoversi a caso. Ma tutto sommato l’impianto regge ed è gradito al pubblico.
La direzione del maestro Aldo Sisillo, alla guida dell’Orchestra dell'Opera Italiana, presenta luci e ombre: momenti di eccessiva sonorità sfociano in una esecuzione che è troppo bandistica e assordante ma Sisillo riesce ad ottenere pagine di denso lirismo, come nell’esecuzione del coro Va' pensiero.
Valido il cast, composto di voci giovani, che però non si è rivelato molto omogeneo. Nel ruolo del titolo un valente Carlos Almaguer possiede un bel timbro brunito, una autorevolezza canora molto buona e una voce potente e molto estesa negli acuti; dimostra di essere pienamente nel personaggio e di avere dimestichezza nei ruoli verdiani; di grande effetto e lungamente applaudita l’aria Dio di Giuda. Giovane, ma dalla voce sicura e fresca il tenore Leonardo Gramegna in Ismaele, sicuramente promettente, è emerso per la qualità del canto e dell’emissione. Mattia Denti è uno Zaccaria sicuro ma poco ieratico, la sua è una buona voce di basso, ma poco espressiva per il ruolo e non molto votata agli acuti. Brava Maria Billieri in Abigaille, nonostante qualche piccola imperfezione; voce ampia, ottimo timbro, un vero soprano lirico spinto, che affascina con una tecnica impeccabile. La giovane Elisa Barbero è stata una brava Fenena, dal bel timbro e dalla voce sonora, pienamente nel personaggio. Validi i comprimari: Alice Molinari in Anna, Paolo Battaglia nel sacerdote di Belo, Roberto Carli in Abdallo.
Ottima la prova del Coro della Fondazione del Teatro Comunale di Modena unito al Coro del Teatro Municipale di Piacenza, preparato dal maestro Stefano Colò; l’impegno notevole che richiede Nabucco è stato ampiamente apprezzato soprattutto nel Va' Pensiero e in Immenso Jeovah.