Lirica
NABUCCO

Pubblico entusiasta e grande successo per il Nabucco di Verdi

Nabucco
Nabucco

Marco Titotto dirige con buona mano, portando avanti una concertazione sensata e coerente, con tempi giusti e buon abbandono lirico

In concomitanza delle celebrazioni per i cinquant'anni dalla morte di Verdi, la RAI trasmise l'integrale delle sue opere, poi diffuse in disco dalla Fonit-Cetra, consentendo così la conoscenza anche di titoli allora scomparsi dal repertorio: chi avrebbe mai pensato che Nabucco – l'opera che abbiamo visto inaugurare la Stagione 2018/19 del Teatro Sociale di Rovigo – sarebbe diventata una delle più presenti sulle scene, surclassando tutti gli altri titoli giovanili? Eppure è andata così. E nella sua popolarità non c'entrano più ragioni di sentimenti risorgimentali, sbiaditi ormai nel tempo, ma solamente l'immediatezza un po' sovversiva della sua musica.

Figure geometriche e gioco di specchi

Siamo qui ora a commentare una coproduzione del teatro rodigino con il Verdi di Padova e con il Teatro Sloveno di Maribor – dove è andata in scena il mese scorso, seppure con altri cast – imperniata sulla grandiosa messa in scena curata interamente da Filippo Tonon, il quale ci propone in piano e sfondo una serie di grossi riquadri, ora sovrapposti ora digradanti, replicati ai lati da un gioco di specchi.

Vorrebbe essere una evocazione dei famosi giardini pensili di Babilonia: bell'effetto senz'altro, monumentale e suggestivo, ma oltre a non collimare con il primo quadro di Gerusalemme, inevitabilmente crea intralcio nei movimenti. Per il resto, le opzioni registiche sono volutamente tranquille e tradizionali; l'uso delle luci accorto; il lussureggiante disegno di parte dei costumi – solo gli Ebrei sono vestiti sobriamente - richiama apertamente il mondo dei fumetti fantasy.

Cast dai tratti cosmopoliti

La compagnia appare ben congegnata, ed ha riscosso per questo il vivo consenso del pubblico. Spetta al baritono ucraino Genadij Vaščenko offrire un Nabucco imponente, statuario, con una voce solida e ben governata, linea di canto espressiva e fiorente di sfumature; con lui pure il personaggio in sé – specie nelle due grandi scene che Verdi gli assegna - risulta bene nelle gradazioni psicologiche. Il soprano olandese Gabrielle Mouhlen affronta ancora una volta con successo Abigaille, ruolo dove si trova a proprio agio grazie agli acuti svettanti e taglienti, alle colorature ben calibrate, all'eccitante presenza scenica. Voce superba ed altisonante anche quella del basso serbo Ivan Tomasev (Zaccaria) però con due non piccoli limiti: la poca dimestichezza con la nostra lingua, ed un suono talora opaco ed ingolato. Marina De Liso centra una tenera, palpitante Fenena, e governa bene la sua aria solistica; Cristian Ricci declama un incisivo e saldo Ismaele; Carlo Agostini è il Sacerdote di Belo, Chiara Milini ed Antonello Ceron interpretano Anna e Abdallo.

Marco Titotto dirige con buona mano, portando avanti una concertazione sensata e coerente, con tempi giusti e buon abbandono lirico; sotto la sua bacchetta, l'Orchestra di Padova e del Veneto funziona bene anche nella trascinante Sinfonia. Il Coro Lirico Veneto, diretto da Giuliano Fracasso, non sempre è nitido e preciso; però «Va pensiero», bissato a furor di popolo, l'ha eseguito a puntino.

Visto il 11-11-2018
al Sociale di Rovigo (RO)