Reggio Emilia, teatro Municipale Valli, “Nabucco” di Giuseppe Verdi
IL TALENTO DI MICHELE MARIOTTI
In Nabucco Giuseppe Verdi affronta temi patriottici che adombrano l'esigenza dell'unità d'Italia, come anche nei Lombardi alla prima crociata. Mila scrive che Nabucco “non è il dramma di personaggi, bensì uno statico affresco corale, ove il più alto livello di vita scenica e di liricità è raggiunto senza dubbio dalla massa del popolo ebraico”; a ciò va aggiunto il rilevo vocale ed espressivo drammaticamente del protagonista e di Abigaille.
Il Festival Verdi ha allocato tutte le recite Nabucco al teatro Municipale Valli di Reggio Emilia, il cui interno ricorda molto il Regio di Parma, a sua volta impegnato al massimo per l'alternarsi delle recite di Giovanna d'Arco e Rigoletto. L'allestimento del Regio di Torino, ora acquistato dal Regio di Parma e da i Teatri di Reggio Emilia, è quello con la regia di Daniele Abbado, che poco ci aveva convinto in altre occasioni (vedi la recensione nel sito), soprattutto per i costumi di Luigi Perego. Va bene che gli ebrei siano rappresentati in abiti novecenteschi, impauriti, inseguiti, braccati, efficacemente a testimoniare una sofferenza eterna ed attuale, un'umanità dolente che richiama altri popoli, altre storie. Ci sta anche che comparse con gli stessi abiti assistano mute allo svolgersi della vicenda, come al perpetuarsi di una vicenda ricorrente di sopraffazioni: la storia non cambia e si ripete. Ma i protagonisti vestono abiti storici, sembrando più che altro mascherati, in mezzo agli altri. La scena, sempre di Perego, è una parete girevole, funzionale nell'essere muro del pianto da un lato e pedana multifunzioni dall'altro.
Di certo ricorderemo queste recite per la direzione d'orchestra. Viene naturale parlare di genialità a proposito di Michele Mariotti, considerata la giovane età (è nato a Urbino nel 1979) e la conduzione musicale: il suo Nabucco è oggi il migliore possibile.
In questo Verdi prevale la corda intimista, in diverse componenti: l'elegia amorosa, la malinconia, la preghiera assorta, il dolore per la patria perduta, lo straniamento da sé. In alcuni momenti scoccano scintille, fino all'invettiva, e l'atmosfera si fa propriamente risorgimentale (le tinte che dominano nell'immaginario collettivo), ma sono alternative a una tinta di base sostanzialmente diversa, su cui campeggiano con forza straordinaria (stra-ordinaria, nel senso etimologico appunto di fuori dall'ordinario). Questo Mariotti ha compreso e questo ha reso con tanta efficacia. Alla perfezione. Il Maestro mantiene vibrante l'atmosfera intima fino al culmine di un susseguirsi narrativo; sottolinea la forza risorgimentale della partitura, evidenziandone gli aspetti belcantistici e, al tempo stesso, privilegiando sonorità contenute. Il suono è omogeneo e rotondo, nitidissimo; gli attacchi precisi e cesellati; il ritmo controllato: momenti distesi che consentono una lettura musicale riflessiva e intima e momenti incalzanti che creano il giusto fervore. Perfetto.
Anthony Michaels-Moore, star internazionale, non eccede in fantasia espressiva ma canta bene; è un Nabucco contenuto e convincente dalla voce morbida e calda seppure la pronuncia non sia precisissima. E il ruolo non è esaltato dalla regia. Più debole l'Ismaele di Mickael Spadaccini. L'indisposto Carlo Colombara è stato sostituito da Luciano Montanaro (in locandina come Gran Sacerdote di Belo) ed ha fornito un'ottima prestazione per la voce ampia e scura e l'intonazione sicura e solenne, incoraggiato dagli applausi del pubblico. Brava Dimitra Theodossiou, soprano drammatico di agilità che in questa occasione contiene i suoi acuti d'acciaio, li domina, li piega a una interpretazione dolente e interiorizzata; lo squillo è facile e potente, i registri perfetti come la capacità di passare con estrema facilità dal canto disteso alle mezze voci e di smorzare. Adeguata la Fenena di Daniela Innamorati. Alessandro Guerzoni ha sostituito Luciano Montanaro nel Sacerdote di Belo, consentendo alla recita di avere luogo. Con loro Francesco Piccoli (Abdallo) e Maria Assunta Sartori (Anna).
Il coro è vero e proprio personaggio e quello del Regio di Parma era chiamato a uno sforzo notevolissimo, andando in scena ogni sera in quattro opere diverse. Qui ha dato il massimo ed il massimo ha raggiunto per la precisione e l'eleganza delle voci: l'esecuzione di “Va' pensiero” è stata struggente e il fa diesis finale lunghissimo, infinito, ha suscitato un'emozione indicibile. Un finale in punta di fiato che ha tenuto col fiato sospeso i presenti. Indimenticabile.
Teatro tutto esaurito, all'esterno la caccia all'ultimo biglietto che sta caratterizzando tutte le recite di tutte le opere in cartellone quest'anno. Pubblico da tutto il mondo, tanti applausi, meritate ovazioni per Michele Mariotti.
Visto a Reggio Emilia, teatro Municipale Valli, il 18 ottobre 2008
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al
Municipale Romolo Valli
di Reggio Emilia
(RE)