NATALE IN CUCINA

Mogliano, Teatro Apollo, “Nat…

Mogliano, Teatro Apollo, “Nat…
Mogliano, Teatro Apollo, “Natale in cucina” di Alan Ayckbourn VIZI PRIVATI E PUBBLICHE VIRTU' Ipocrita, minimalista, convenzionale: è così la vita sociale che Alan Ayckbourn racconta nei tre spaccati familiari che costituiscono “Natale in cucina”. La vigilia di Natale, vissuta nella cucina di tre diverse famiglie, in tre anni successivi. Il primo atto a casa di Sidney e Jane, semplice coppia borghese, che sogna un'ascesa sociale: per questo invita amici altolocati, i ricchi Ron e Marion e l'architetto Geoffrey e la moglie. La cucina, arredata in modo semplice e convenzionale, rispecchia l'aspetto psicologico dei padroni di casa. Complimenti ipocriti e snobismo nei confronti degli arrampicatori sociali trapelano dalle parole degli ospiti. Mentre impazza la festa, va in scena il dramma di Jane, maniaca della pulizia, che, per comprare l'acqua tonica, resta chiusa fuori. Trascorso un anno, la festa si sposta a casa di Geoffrey e della moglie. In una cucina dai mobili rovinati, monocolori, va in scena la rovina familiare della coppia, ostaggio del cane George. La moglie in vestaglia mette in atto, tra l'indifferenza degli invitati, tutti i possibili tentativi di suicidio, fermata dalle azioni grottesche degli altri, che neanche si accorgono di quello che sta realmente accadendo. Il terzo Natale è nel freddo della bella casa di Ron e Marion, con i caloriferi guasti, un mondo scintillante che sta diventando sempre più opaco, a causa dell'alcolismo e dell'indifferenza reciproca. Lo snobismo dei ricchi tenta di isolare ancora una volta Sidney e Jane, nel frattempo diventati benestanti e di successo, ma loro riescono ad entrare nella stanza, e tutti gli altri ipocritamente si adattano, per via della loro posizione sociale. Dietro la risata affiora leggera l'amarezza di un presente velato di finzione ed irrealtà, la necessità e la voglia di denunciare il dover essere che prevale sull'autenticità. Interessante la resa psicologica dei personaggi, con il quotidiano messo in scena nella dicotomia tra la rappresentazione pubblica e la scena privata. Le manie e le dipendenze (ossessione per la pulizia, depressione, alcolismo) fanno da contrappunto alla leggerezza e alla frivolezza delle situazioni dello spettacolo, attimi di festa in cui tra risate sghignazzanti, brindisi e battute brillanti, affiorano fragilità personali, sogni e desideri privati, che di solito l'umanità nasconde dietro la facciata pubblica, con cui va in giro ogni giorno. Visto a Mogliano (MC), Teatro Apollo il 18/11/2007 Monia Orazi
Visto il