Cos’è la nebbia? Un luogo di impenetrabile silenzio. Candida, tutto avvolge e raffredda i sensi. Dalla finestra della sua piccola stanza, un uomo, solo per scelta e misantropo di vocazione, osserva il muro infinito. Il suo pensiero è testimonianza della realtà, la sua mente, racchiude i ricordi.
Il silenzio è presto rotto: un battito d’ali, una sfrenata danza acrobatica, ed ecco una mosca (interpretata da una donna) volteggiare nella stanza. La solitudine voluta, cercata, conquistata viene meno. L’uomo e la mosca s’incrociano, ognuno diviene consapevole dell’altro. Due mondi vengono a contatto.
I personaggi si osservano. L’uomo vive la sua esistenza tra ansia, domande e segni evidenti di instabilità emotiva. Non riuscendo a comunicare con gli altri, rifiuta il mondo circostante, e invidia la semplicità della vita del piccolo essere. Dal canto suo, la mosca, insofferente agli spazi chiusi, cerca la libertà, i propri simili, la vita. Crede che gli uomini siano fortunati perché hanno la consapevolezza di vivere un’esistenza fatta di certezze.
Entrambi soffrono, ma il dolore altrui è messo in secondo piano. Cercano disperatamente di dare un senso alla loro vita, ma non ci riescono, non vogliono. Ognuno è interlocutore di sé stesso.
In un momento di delirio e di presa di coscienza della propria superiorità come essere evoluto e dotato di ragione, il “superuomo” si scaglia contro la mosca, la insegue per l’appartamento: il delirio mentale guida il corpo ad un’azione non razionale. La mosca fugge disperatamente, si rifugia dove la morte non può raggiungerla. La voglia di sopravvivere è la benzina che le permette di sbattere le ali e cercare scampo.
L’insetto sogna di volteggiare libero nel cielo di una bella giornata estiva, insieme ai suoi simili. Non vuole prendere coscienza della realtà e cerca disperatamente una fessura nella finestra da cui uscire. Riesce nell’impresa, vola via verso la gelida aria del mattino.
L’uomo affronta sé stesso e i suoi ricordi: la sua donna sembra ancora lì, mentre prepara la valigia, insofferente di un uomo che non la capisce. Viene abbandonato a sé stesso, alla solitudine di cui tanto è fiero. Nel delirio più assoluto interroga la mosca, la cerca, ma non la trova. La rabbia lo pervade: come ha osato andar via? Lasciare quel luogo caldo e accogliente per preferire la nebbia?
Ma, ecco, la mosca ritorna. È fuori, chiede aiuto, il freddo minaccia la sua vita. L’uomo gusta la vendetta, la rimprovera, ma sente di dover decidere della sua vita, e non riesce ad essere indifferente.
Apre la finestra e permette all’insetto di entrare. Si toglie la sua giacca e copre la mosca, per riscaldarla, poi, si dirige verso la sua scrivania. L’insetto dirige il suo sguardo di ringraziamento verso l’uomo: è salva.
Due mondi diversi si confrontano, studiano, cercano. La ragione e l’istinto diventano facce della stessa medaglia. Entrambi i protagonisti, nella loro diversità, esprimono la voglia di affermare la propria esistenza. La nebbia offusca le nostre menti, cristallizza lo spazio, ma non può incatenare il pensiero.
Siamo esseri pensanti e in quanto tale esistiamo. La nostra vittoria è riconoscere che anche il mondo attorno a noi è reale, e l’interazione con gli altri non è una sconfitta ma una vittoria.
Milano - Teatro Studio “Frigia 5” - 8 novembre 2007
Visto il
al
Studio Frigia 5
di Milano
(MI)