Una fabbrica di artisti. E' così che viene definita New York, il più affollato trampolino di lancio per artisti emergenti, il luogo da cui "prima o poi si passa" se si vuole intraprendere una carriera artistica. Dove le cose a volte succedono. Leonardo (Francesco Meola) e Petra (Irene Turri), questi i nomi dei giovani e italianissimi protagonisti della pièce diretta da Ilaria Ambrogi, si sono trasferiti in città. Fianco a fianco o, meglio, porta a porta. I due ragazzi infatti condividono lo stesso pianerottolo nello stesso grattacielo e molto altro ancora. Per esempio entrambi arrivano (o scappano) da un Paese che nulla ha da offrire a chi cerca di realizzarsi; entrambi hanno smarrito certezze e punti di riferimento; entrambi non sanno più cosa pensare dell'amore e della famiglia. Quando i punti in comune sono tanti, si sa, il terreno è fertile e l'amicizia cresce bene. Anche a New York, una città che non è solo una città ma un'idea incredibilmente romantica, un legame che tiene insieme tutto: il coraggio di provarci e la paura di non riuscirci, l'arte e il poterci campare di quell'arte, l'amore che diventa traccia di altri amori, il sogno stesso smagliante e deperibile.
Leonardo e Petra sono due personaggi cliché che più cliché non si può: lui gran bravo ragazzo occhialuto schivo e un po' ingenuo, lei rampante e disinibita giovane dagli amori facili che sa il fatto suo. Al centro un divano di gommapiuma e intorno un gran disordine: i molti coinquilini scombussolano tutto compresa la testa se nel via vai è difficile prendere sonno. I dialoghi pieni di umorismo spassoso e gag funzionano e fanno ridere correndo veloci come veloce corre la vita nella Grande Mela, tra un casting e l'altro. L'atmosfera nella sala dello Spazio Tertulliano è effervescente scandita con raffiche di ilarità ed applausi improvvisi.
Francesco Meola, Irene Turri e la regista Ilaria Ambrogi a New York ci sono andati davvero, abitano la città e ci lavorano. Dopo le repliche italiane proveranno a portare il loro spettacolo sui palcoscenici d'oltreoceano. Neighbors, in fondo, non è che una autobiografia scritta di loro pugno.