Non tutto è risolto
Consigliato a tutti coloro che sanno ancora divertirsi.
Una casa abbandonata e abitata da un’antica stufa in ceramica;una contessa decaduta di wildiana memoria, ed un crocchio di compagni incontrati sul cammino… il tutto per un viaggio da affrontare nel passato. Questi gli ingredienti della ricetta preparata da una Franca Valeri in stato di grazia e pronta a regalare al suo pubblico più affezionato e fedele un nuovo gioiello.
La vita è arte
Non tutto è risolto, pièce geniale; capace di comprendere e distillare lo spirito di autori dissacranti come Dürrenmatt e Wilde. Vero e autentico trionfo della fantasia e del genio sul grigiore della realtà. Il testo stesso è stato interamente strutturato sul vissuto di Franca Valeri, per l’occasione autrice e interprete principale : “Ho smontato e rimontato i pezzi della mia vita in un caos ordinato e lirico”. Le somiglianze fra Matilde e la sua creatrice sono numerose e forse fra tutte le battute dello spettacolo; quella che più connota entrambe è una delle massime più lapidarie e ironiche mai scritte negli ultimi anni: "Non sono né vecchia né giovane. L'età non mi ha mai dato una connotazione". Inno alla vita, ma anche sentenza capace di donare, allo spettatore, il senso di un'esistenza vissuta pienamente, oltre i soliti schemi...
Performance importante impreziosita dalla regia e sicura e caleidoscopica di Giuseppe Marini. Abile, nel far brillare a turno i diversi compagni di viaggio di Matilde. L’aristocratica semplicità del figlio Manfred (Urbano Barberini ); barocco nell’esaltare gli sproloqui pomposi della segretaria Anger (Licia Maglietta) ; caldo e partecipe nell’accompagnare i racconti paradossali e popolareschi di Milly, pantalonaia e cameriera improvvisata (Gabriella Franchini). Infine, freddo e clinico, nel seguire le riflessioni, in solitario, di Matilde.
Tutto accade in un luogo solitario...
Da segnalare lo splendore e la decadenza dell’allestimento a cura di Alessandro Chiti. Muffa e carta da parati, sui muri, accentuano il gelo dello stanzone. Lo spazio centrale è dominato dalla visione dell’enorme stufa in maiolica ( interprete muta nonché referente principale delle riflessioni della contessa Matilde). Illuminotecnica ben giocata e capace di ridurre o dilatare (a seconda delle esigenze), lo spazio- essenziale quanto beckettiano- abitato dai personaggi.
La forte affluenza, unitamente ad applausi scroscianti e continui, hanno decretato una volta di più il successo di un interprete di razza dal talento geniale e visionario