Mariangela Melato è brava, bravissima, lo sanno tutti. Una belva sulla scena, una donna carica di energia che, con la sua voce graffiante, impregna di significato ogni parola e la fa ardere sulla scena. La Melato è un fuoco che brucia ogni testo e ogni autore e che con il calore del fuoco scalda la platea e gli animi degli spettatori. Questo è, e questo avrà pensato Ronconi nell’allestire Nora alla prova tratto da “Casa di Bambola” di Henrik Ibsen nel Tempio del Teatro Stabile di cui lei è la sacerdotessa. Non si spiega se no quale altra motivazione lo abbia spinto a fare interpretare a lei tutte e due le parti femminili implicate nel dramma di Ibsen: la bambola Nora e l’amica Kristine, in un gioco di passaggi continui di ruolo aiutato da due attrici quasi mute che come pure icone di riferimento erano messe in scena solo per permettere a Lei i passaggi da una donna all’altra. La scelta, che naturalmente comporta un continuo straniamento da parte del pubblico rispetto alla vicenda (che viene così frammentata in ogni passaggio della Melato dall’interpretazione di una donna all’altra) è forse originale ma certo discutibile. Lo straniamento è poi enfatizzato da momenti in cui i personaggi raccontano al pubblico direttamente fatti accaduti nel dramma diventando essi stessi didascalie in carne ed ossa. Scenografia pulitissima, razionalista, minimalista, ma forse troppo in stile Ikea, che ha movimenti di girevole perfetti ma certo non appaga l’occhio del pubblico. Tranne le due attrici di figura (che rappresentano Nora e Kristine solo come immagine per permettere a lei di entrare e uscire dai ruoli) e che sono vestite come bambole in abiti d’epoca, tutti gli altri attori hanno abiti contemporanei. La Melato addirittura si permette una felpa nera con cappuccio e cerniera su pantaloni neri, diciamo pure “vestita da prove”. Paolo Pierobon, nella parte del marito di Nora, sostiene il ruolo con energia ed intensità, specie nel finale, dove ha più spazio. Ecco, è il concetto di spazio che forse mancava nello spettacolo: “spazio” ad una altra attrice che nel ruolo di Kristine, in una regia più tradizionale e cioè recitando il personaggio dall’inizio alla fine, avrebbe messo in luce le sue qualità a fianco di quelle della Melato. “Spazio” agli altri attori, che così sovrastati da Lei che faceva tutto in ogni scena calamitando l’attenzione con il suo enorme carisma, nascondeva ogni altro ruolo e ogni altra parte. “Spazio” al piacere del pubblico che non ricerca l’originalità per forza, ma che ha voglia di buon teatro, classico, puro, perfetto, di buoni attori e di buone attrici che raccontino storie, di scenografie che incantino, di costumi che significhino, di atmosfere che rapiscano, perché ormai è stufo anche del cerebralismo e dello “straniamento”, che intanto non sorprende più nessuno. Il pubblico ha apprezzato e applaudito lo spettacolo, nella convinzione che vale sempre la pena pagare un biglietto per annegare immersi nel talento di Lei.
Lei, la Sacerdotessa Mariangela Melato nel suo Tempio Stabile, brava bravissima in un ruolo e nell’altro, onora “Casa di Bambola”, un testo difficile e drammatico con la straordinaria capacità di non annoiare mai e di farlo apparire ancora attuale, anche nel 2011, in una società dove la donna emancipata crede di essere più libera. Ma quante donne-bambole esistono ancora oggi nel loro ruolo di mogli e di madri in una finta felicità?
Prosa
NORA ALLA PROVA
Una belva in gabbia
Visto il
05-04-2011
al
Ivo Chiesa
di Genova
(GE)