“Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla”. E “Novecento” è sicuramente una buona storia, una delle migliori. Una storia che funziona, che emoziona, che incanta.
A dieci anni dalla pubblicazione del libro che ha consacrato Alessandro Baricco, la storia del pianista sull’oceano ritorna a vivere in teatro con Corrado d’Elia, vincitore del premio internazionale Luigi Pirandello e del Premio Critici di Teatro 2010.
Con la leggerezza di un sogno e l’intensità di un ricordo prezioso, d’Elia racconta questa storia incredibile di passione, di amore e di musica.
La storia di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento. Un pianista, un genio, un uomo. Un uomo che non ha mai visto il mondo, nato su una nave e lì vissuto per tutta la vita senza mai scendere.
In scena solo cubi bianchi e tasti di un pianoforte sul fondo del palcoscenico. Tasti sfiorati dalle luci come dalle dita di un pianista, il più grande pianista del mondo.
Buio in sala, luce calda sul palco e poi lui, Max, amico di vita e di note di Novecento. È lui a raccontare questa storia. Una sola persona in scena, un mondo intero che ti passa accanto e Corrado d’Elia è di volta in volta Danny Boodman, Max , poi Novecento con la più sorprendente spontaneità.
Il “Virginian” fa la spola tra Europa e America e nelle parole dell’attore si sentono l’oceano, la vita, e quella musica che quando la senti non sai cos’è, il jazz.
In un turbine di emozioni gridate o appena sussurrate, si compone la storia di Novecento, che non ha mai visto il mondo, ma conosce ogni angolo di Parigi, di New York, conosce gli uomini attraverso i loro occhi. Il pianoforte è la sua vita ed è l’unica cosa che gli dà sicurezza fino alla fine.
“Un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. TU, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere.”
Uno spettacolo affascinante e profondo, interpretato con la più incredibile ironia.