Il sipario si apre su uno spazio desolato e desolante… un fruscio… forse il mare… forse il magma flegreo che scorre imploso nelle viscere della terra e dei due protagonisti, come afferma il regista dello spettacolo Carlo Cerciello. Fin dai primi istanti le parole cominciano a susseguirsi trepide, a inseguirsi, quasi per non lasciare spazio ai pensieri dei due protagonisti, per impedire loro di piombare in un passato doloroso da cui non sono ancora immuni.
Questo il primo incontro con “Nunn’è peccato”, pièce che mutua il titolo dal famoso brano lanciato da Peppino di Capri in scena nell’ambito della rassega ”Nuovi Sentieri – Sguardo contemporaneo”.
Sandro e Donatella sono due fratelli separati da cinque anni, da quando lui reagisce alle imposizioni della camorra con una denuncia che cambia la vita di entrambi: entrati in un programma di protezione, lui va a “nord-ovest”, lei rimane faticosamente a Napoli. L’incontro li fa precipitare nuovamente nel gorgo del passato, e si ritrovano a rimestare ricordi e rammarichi, momenti felici e oscuri, sviscerando emozioni che rinnovano l’amaro di ferite non ancora rimarginate. Sandro urla a Napoli tutto il suo disprezzo per ciò che è diventata, e per quello che è sempre stata, per quei malcostumi diffusi, dal più banale al più pregnante, che fanno della nostra città quello che è. Donatella risponde aggredendolo dal baratro di solitudine e di delusione in cui è caduta dopo l’azione e la partenza del fratello. Ma sotto il magma delle parole, ora accese ora pacate, scorre silente il problema che più di tutti grava sui due e che tiene teso il loro rapporto come corda su cui l’arco dei sentimenti suona il proprio melodioso dolore.
Il faccia a faccia amorevolmente spietato e crudo dei due personaggi è sostenuto e segnato dall’interpretazione di Milvia Marigliano e Roberto Azzurro, che fregiano di chiaroscuri questi due figli-orfani della propria terra, rendendo vivo e palpabile il ritratto di un umanità messa a nudo. Molto bella l’intensa drammaturgia di Carmine Borrino che, pur mettendo in scena temi non nuovi, si fa energico portavoce di un popolo dissenziente. Asciutta, ironica, vigorosa, la regia di Carlo Cerciello, a cui danno valido apporto due collaboratori ‘storici’ del regista, lo scenografo Roberto Crea e il musicista Paolo Coletta, che disegnano in maniera essenziale ed efficace il desolato e desolante spazio scenico.
Visto il
02-02-2010
al
Piccolo Bellini
di Napoli
(NA)