Occident Express è la storia di un popolo (gli abitanti dell’Est Europa) che cerca di dimenticare il proprio passato per inseguire il mito dell’Occidente. L’autore romeno Matéi Visniec si richiama all’Orient Express, il treno emblema del lusso occidentale e ribalta la prospettiva, facendo convergere le storie dei protagonisti verso l’Europa occidentale, epicentro più vicino al modello americano.
Le repliche andate in scena dal 2 al 4 luglio presso l’ex-cimitero di San Pietro in Vincoli, a Torino, come anteprima dello spettacolo, sono la tappa conclusiva di un progetto sostenuto dalla Compagnia di San Paolo. Un percorso che ha coinvolto cittadini della Comunità romena di Torino e studenti di Lingua e Letteratura Romena dell’Università degli Studi di Torino che, insieme a Kataplixi Teatro e al regista Luca Busnengo hanno compiuto un lavoro di riflessione sui temi del testo di Visniec, ma anche sulla loro stessa esperienza umana.
I personaggi si delineano, quasi a compenetrarsi, da una scena all’altra: c’è il nonno (Stefano Moretti), cieco e reduce di guerra, che vive nell’illusione di poter anche solo toccare l’Orient Express al suo passaggio, simbolo della ricostruzione e di un regime comunista che vorrebbe essere solo un ricordo; ci sono sua nipote (Anna Montalenti) e un capostazione fin troppo accondiscendente (Francesco Gargiulo) che fanno di tutto per esaudire la fantasia del vecchio, proprio perché anche per loro salire su quel treno immaginario rappresenterebbe una forma di riscatto nei confronti di quel senso di appartenenza geografica che viene a mancare e che, forse, troverebbe un proprio senso in un (lontano) ideale di Comunità Europea.
Una improbabile compagnia di attori è chiamata a dare il benvenuto ai passeggeri dell’Orient Express - il pubblico - al momento dell’arrivo nei Balcani; l’esercito americano di stanza in Romania deve “fare i conti” con la calorosa accoglienza di una bellezza del luogo (Giulia Valenti) e da questo momento si avverte la spinta verso l’Occidente di un popolo che comunque sembra restare saldato alle proprie tradizioni, quasi “mostrandole in vetrina”. E’quello che accade, ad esempio, durante la didascalica ma divertente umanizzazione della Statua della Libertà: un divertito Alessandro Lussiana – in posa statuaria - presta il suo corpo all’esposizione delle più conosciute etichette occidentali (Coca-Cola, Nike e via dicendo…).
Va detto che nemmeno a questo punto si capisce con chiarezza quale sia il punto di vista di Visniec...e forse in questo risiede l'immediato fascino dello spettacolo. Tutto è sospeso in un misto di illusione, nostalgia e qualche piccolo rimpianto.
Ma salire su quel treno, in una prospettiva ribaltata, che guarda all’Occidente è ancora una speranza.
Lo spettacolo debutterà a gennaio 2016 all’interno della stagione del Teatro Stabile di Torino.