‘Aspetto sempre qualcosa che arriva dal mare’. E’ proprio con questa frase che Antonio delle cozze, solitario e silenzioso personaggio di “Odissea”, definisce l’essenza della rappresentazione stessa: l’attesa innanzitutto, e il mare, appunto. Un’entità forte e misteriosa da osservare in un misto fra curiosità e timore, da apprezzare e rispettare. Un mare che porta delle risposte e degli insegnamenti. Come proprio la figura paterna.
Al Crt Salone è in scena “Odissea”, spettacolo prodotto dalla Compagnia del Teatro dell’Argine, scritto, diretto ed interpretato da Mario Perrotta. Accompagnato dalle note originali, composte ed eseguite da Mario Arcari (clarinetto, oboe e percussioni) e Maurizio Pellizzari (chitarra e tromba), con i quali aveva già inscenato “Prima guerra”, l’attore salentino veste i panni di un novello cantastorie rivolgendosi direttamente al pubblico nel suo racconto.
‘Parla cu’ mmie, Mùseca, cunta! De lu cristianu chinu de malizie, ca anni e anni prattecàu lu mare, dopu ca tutta Troia ibbe squartata…’
La rilettura di Mario Perrotta dei versi omerici dell’Odissea si adagia perfettamente sull’accompagnamento musicale, fino a creare una ritmata e piacevole filastrocca a tratti vernacolare.
Il monologo scritto da Perrotta è una trasposizione ai giorni nostri, ambientata nelle terre salentine, del poema epico, in cui l’attore leccese interpreta il particolare ruolo di Telemaco, figlio di Ulisse. Questi soffre per la mancanza del padre, non avendolo mai conosciuto.
Nel lungo andare, però, agli occhi di Telemaco, nemmeno lo status di eroe può sopperire a ciò di cui un congiunto ha bisogno. È stritolato dall’isolamento della madre, reclusa per scelta nella propria dimora, e dai pettegolezzi del paesani che per diletto prendono di mira tutti coloro che ‘si assentano un solo giorno dalla pubblica piazza’.
Il giovane Telemaco, così, cerca le risposte di cui necessità scaricando la sua rabbia interiore su sé stesso e tutto ciò che lo circonda: sua madre, i suoi compaesani, persino incolpando il mare.
Sarà la figura del vecchio Antonio delle cozze, suggestivo quanto schivo pescatore considerato pazzo dai compaesani per il sua misantropia, a svelargli come comprendere e ascoltare i segreti del mare, raccontandogli quindi la storia di suo padre.
Una storia che raggiunge il culmine di coerenza, rispetto alle gesta narrate da Omero, allorché il piccolo Telemaco, difendendosi dagli scherni dei compagni di scuola, racconta le vicende della lotta fra suo padre e il ciclope.
Malinconica interpretazione dell'attore che, come affermato dallo stesso Mario Perrotta, presenta analogie proprio con la storia familiare dell’artista pugliese e costituisce un pregevole spettacolo nel quale emerge grande trasporto.
Mario Perrotta, esponente della seconda generazione del teatro di narrazione, interpretando Telemaco in “Odissea” si è classificato al terzo posto della sezione miglior attore del Premio Ubu 2008.
Preziosa, inoltre, la mimica utilizzata dal salentino, così come il trucco e la giacca da presentatore che mitigano, aggiungendo dell’ironia, la carica di sentimenti espressi.
Ammirevole, infine, anche l’utilizzo delle luci, capaci più che altro di creare sapienti giochi d’ombra.
Milano, Crt Salone, 20/02/2009