Musica
OEDIPUS REX

La forza granitica del mito

La forza granitica del mito

Preceduto dalla Sinfonia n. 1 in re maggiore op. 25 Classica di Sergej Prokof’ev, l’Oedipus Rex di Igor Stravinskij arriva al Teatro Comunale di Modena in una ottima esecuzione diretta da Juraj Valčuha alla guida dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Oedipus Rex viene rappresentato in forma di concerto proprio come lo volle l’autore per la prima a Parigi nel 1927. Colpito dalla tragedia di Sofocle, Stravinskij affida a Jean Cocteau un libretto ispirato a questo dramma epico con l’intenzione di metterlo in musica. Capisce che una lingua arcaica e morta come il latino può assumere un valore simbolico e una particolare suggestività, quasi un monumento granitico alla antichità della vicenda. Pertanto il libretto di Cocteau viene fatto tradurre in latino e il risultato è travolgente, come lo ha dimostrato la rappresentazione odierna. La forza del canto sta anche nella staticità voluta dall'autore, ecco perché si è voluto riprendere l'idea originaria della esecuzione in forma di concerto: il mito è qualcosa di fisso, immutabile, nessuna emozione, nessun coinvolgimento, solo narrazione. In questa fissità compaiono i personaggi, vittime del destino. Edipo, un immobile Brenden Gunnell, dalla voce sonora, brunita, che tende al baritonale; il volume è sostanzioso e ha la capacità di far suoi le domande, i dubbi e il dolore del re di Tebe. Altra vittima è Giocasta, una magnifica Sonia Ganassi, la madre/sposa dell'incesto: il mezzosoprano reggiano ha la sua solida esperienza e riesce a presentare l'angoscia della donna che fa intuire il tragico epilogo; si conferma essere la cantante di classe che è, dalla voce sensuale e brunita, ineccepibile, che riesce a entrare nel personaggio. Compaiono poi coloro che aiutano il tragico destino dei protagonisti a compiersi: Creonte, il fratello di Giocasta, colui che ha saputo che l’omicida di Laio è in Tebe (Marko Mimica affascina col timbro e l'estensione vocale, l'emissione è fluida ed esatta, il fraseggio un po’ monocromo ma ineccepibile; Mimica si destreggia anche nel ruolo del Messaggero, colui che portando la notizia di Polibio re di Corinto inizia a dipanare il velo sulla truce origine di Edipo), l’indovino Tiresia, colui che sa, che conosce per ispirazione degli dei la verità, è un inorridito Alfred Muff, basso profondo, ieratico e ispirato con buona dizione, anche se talvolta scollegato e poco nel personaggio; e infine colui che svela il bandolo della matassa, il Pastore, qui un bravo Matteo Mezzaro, tenore giovane dalla fresca voce e dal risultato buono, una voce che riesce a rendere lo stupore e il mistero, una voce promettente dalla buona resa. Ma chi irrompe sempre in scena, come nelle antiche tragedie greche è il coro dei Tebani, costituito solo da tenori e bassi facenti parte del Czech Philharmonic Choir di Brno, eccellentemente preparato dal maestro Petr Fiala in una prova di grande espressività e unitarietà. È, insieme a Edipo, il protagonista della vicenda, colui che assiste immobile al procedere degli eventi. Tra i personaggi vi è un Narratore che spiega la drammaturgia nella lingua del pubblico: un bravissimo Toni Servillo che ha portato questi interventi previsti da Stravinskij con la sua professionalità e dizione perfetta. Il maestro Juraj Valčuha ha compreso pienamente lo spirito di questa opera – oratorio, esprimendo la forte espressività della partitura, riuscendo a risaltare continuamente la tensione tra momenti drammatici e la staticità del canto;  Valčuha valorizza una lettura forte ed emotiva, riuscendo a traghettare una  brava Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai in un percorso non privo di ostacoli, dando la giusta rilevanza alle voci.

Visto il 10-04-2016