Musica
OMAGGIO A CHOPIN

Le velocità personali di Ivo Pogorelic

Le velocità personali di Ivo Pogorelic

Torna a Santa Cecilia, a ventotto anni dalla sua prima apparizione all’Accademia e a sei dall’ultima, Ivo Pogorelic che propone una serata monotematica dedicata a Chopin, in un Parco della Musica schiacciato dalla serata conclusiva del festival del cinema di Roma. Il pubblico del concerto sembra entrare quasi di soppiatto in un Auditorium invaso di troupe televisive, sciarpe ben esposte di attori e registi, tappeti rossi e flash sparsi. Il concerto si svolge nell’enorme e sempre suggestiva sala Santa Cecilia che, per la stagione cameristica, l’Accademia riserva ai grandi solisti (occasioni per cui, tra l’altro, vengono sospese tutte le riduzioni sui biglietti).
Il programma appare singolarmente strutturato, rispetto alle comuni serate chopiniane. E’ infatti principalmente dedicato alle sonate, che sono il genere meno rappresentato nel repertorio pianistico dell’autore. Chopin infatti scrive sole tre sonate per pianoforte, in tre momenti distanti della sua vita, rispetto, per esempio, alle 59 mazurche, ai 25 preludi, ai 19 valzer, ai 21 notturni o alle 17 polacche. La produzione musicale di Chopin, seppur nella sua singolarità (anche geografica), può essere intesa come ponte tra l’epoca classica e quella romantica. Ed è infatti evidente come la forma sonata classica stia stretta all’autore che ne opera uno sorta di scardinamento della struttura, riprendendo in questo senso il testamento di Beethoven e della sua Sonato op. 111.
Consideriamo per esempio la Sonata n.2 op. 35, nota per la celebre marcia funebre. La composizione appare come un inno ai sentimenti forti e la marcia in particolare alla disperazione senza appello, ad una visione decadente (ante litteram) della vita. E’ infatti priva del finale consolatorio caratteristico delle marce funebri precedentemente composte. Presenta invece un breve finale dalla particolarità sconcertante per tempi, tanto da portare Robert Schumann a definirlo un “brano senza melodia e senza gioia”: una serie concitata dei suoni che non trovano né riposo né una via definita e che a molti ha ispirato l’immagine del vento tra le tombe.
La seconda Sonata in programma è la n.3 Op. 58. Il tono di questa composizione è quello tipico dell’autore che sembra aver ritrovato la serenità rispetto all’Op.35.
Proposti anche due Notturni Op. 55 n.2 in mi bemolle maggiore e Op. 62 n.2 in mi maggiore.
L’interpretazione di Pogorelic unisce una qualità di suono fuori dal comune ad una visione inorganica dei brani: il pianista serbo sembra soffermarsi in maniera diversa su ogni strofa della partitura reinterpretandone tempi e toni a volte in maniera plateale: sembra difficile immaginarsi un corteo funebre scapicollarsi dietro ad una marcia suonata a quella velocità. Al contrario, per esempio, il largo della Sonata Op. 58 appare invece estremamente dilatato. L’ascoltatore è portato a perdersi in una foresta di sonorità diverse di cui si gode i dettagli dell’interpretazione che si susseguono senza un apparente progetto. In questo Pogorelic sembra sottolineare, più che il lirismo, la modernità della produzione di Chopin; la musica sembra il racconto di una storia che perde di importanza rispetto al racconto stesso e alle sue inflessioni.
La singolare interpretazione di Chopin proposta da Pogorelic, che passa dall’energico all’etereo con una facilità sorprendente, è ormai diventato un classico, anche per gli opposti giudizi che suscita. Ricordiamo che Marta Argherich, una delle più celebri interpreti del compositore polacco, si dimise clamorosamente dalla giuria del Concorso Chopin di Varsavia del 1980 per protesta contro l’esclusione del pianista dalla finale.
Pogorelic, con il suo incedere danzante e la sua eleganza, domina il palco della Sala Santa Cecilia colma del consueto pubblico delle grandi occasioni, che acclama entusiasta. Sorprende l’uso degli spartiti, vecchie edizioni un po’ maltrattate, poggiati sul leggio. Il pianista non concede bis anche se inserisce nel primo tempo una polacca fuori programma. Ormai consueto anche l’impacciato e formale garbo e la sostanziale scortesia delle maschere di Musica per Roma (post auditorium di via della Conciliazione), figlie di una gestione forse più adatta a tamponare i (pochi) fans accorsi alla croisette de’ Noantri che ad accompagnare le piacevoli serate offerte dall’Accademia.

Scritto da: Lorenzo Asti