Da una parte una fila di burattini, corpi ibridi come materia malleabile, sospesi nell'aria e privi di volontà, dall'altra il maschile e il femminile che si scontrano e si amano, alla ricerca disperata dell'affermazione di un'identità.
"Ho quarant'anni ormai, voglio essere felice pur' i'"
Pietro la urla questa frase, la ripete e la ripete ancora, la ripete fino a crederci, quasi come una formula magica che a forza di ripeterla finalmente diventa realtà…e proprio lui, nato in una famiglia siciliana, con ruoli e vite come da copione, che da sempre si sente femmina in un corpo da uomo, che da sempre desidera indossare abiti di lustrini e paillettes e tacchia a spillo, ci mostra la sua venuta al mondo, il racconto, dissacrante e autentico della sua vera nascita. Sulla scena, accanto a lui madre/padre, interpretati da un'unico attore, quasi a ribadire la dualità intrinseca in ognuno di noi, persone reali e al contempo fantasmi di un'inconscio, in cui l'es e il super io si scontrano senza sosta.
L'amore è ciò che imprigiona e libera il protagonista, l'amore filiale che inizialmente lo spinge ad assecondare l'immagine che di lui hanno i genitori , l'amore per Ciro, titolare/principe di un negozio di scarpe, che lo restituisce alla vita e a se stesso.
Difficile è la strada che porta alla conquista della felicità, soprattutto quando quest'ultima è strettamente connessa alla definizione della propria identità, soprattutto quando non ci si accontenta di essere dei pupi le cui corde sono mosse da mani altrui ma si decide di voler danzare, correre e agire da sè, col proprio corpo, col prorprio cuore.
Emma Dante con Operetta Burlesca racconta ancora una volta una storia che parla di verità, della lotta e della sofferenza che accompagnano la presa di consapevolezza di ciò che si è, una storia di coraggio ma anche di ferite che lacerano per sempre. Lo spettacolo si svolge in una dimensione onirica, quasi rarefatta, in sottofondo "Il terzo fuochista" nella versione di Tosca, immerge in un' atmosfera di festa, una patina dorata che avvolge l'intero spettacolo e che segna il sottile confine che separa la favola dall'incubo e ogni uomo dal diventare ciò che è.