Prosa
ORESTEA: AGAMENNONE - COEFORE/EUMENIDI

Orestea, dalla tragedia alla nascita del diritto

Orestea, dalla tragedia alla nascita del diritto

Unica trilogia sopravvissuta integralmente fino ai giorni nostri, l’Orestea di Eschilo racconta una vicenda suddivisa in tre episodi, le cui radici affondano nella tradizione dell’antica Grecia:l’assassinio di Agamennone per mano della moglie Clitemnestra, la vendetta di Oreste – figlio della coppia reale, che uccide la madre e l’amante di lei, Egisto (fratello di suo padre), la persecuzione del matricida da parte delle Erinni e la sua assoluzione finale ad opera del "primo tribunale", istituito sull’aeropago da Atena. Sullo sfondo la città di Argo e i suoi cittadini, appena usciti vittoriosi dall’assedio di Troia.

Una tragedia integrale e complessa                                     
L’allestimento di Luca De Fusco – prima produzione dello Stabile di Napoli dopo il riconoscimento come Teatro Nazionale – è diviso in due parti (con relativi intervalli): Agamennone e Coefore/Eumenidi. Il regista, partendo dall’idea di “riesumare una storia che nasce nel nero della terra ed è sepolta nel ventre della società” – espressione ben rappresentata da una scenografia di innegabile impatto emotivo, ancor più che visivo - ha voluto svilupparla in modo compiuto; lo spettatore assiste dunque, a una versione (quasi) cinematografica di Coefore, mentre la regia di Eumenidi è fortemente segnata dalla contaminazione tra teatro di parola e video.
I costumi restituiscono al pubblico la regalità e la potenza emotiva che i personaggi sprigionano.
Notevole l’impegno di tutta la compagnia nell’offrire una recitazione asciutta, che non cade nella retorica; durante il primo atto, nonostante una sensibile lentezza nel ritmo, sembra addirittura di assistere a uno sceneggiato televisivo degli anni Sessanta.
L’intreccio tra prosa e musica non sempre incide con efficacia sul ritmo (più sostenuto nel secondo atto rispetto al primo); la “partitura musicale” predisposta per questo allestimento permette agli attori di “sconfinare” nel “recitar cantando”, con una modalità non esente da imperfezioni, ma adeguata al contesto narrativo, al quale si adattano anche le sensuali coreografie eseguite dalle quattro danzatrici della Vertigo Dance Company.

Giustizia al femminile
Il regista schiera un cast di 16 attori, tutti molto validi: dall’Agamennone di Mariano Rigillo, austero e statuario, passando per l’incerta brama di riscatto di Oreste (Giacinto Palmarini) e la sfrontata spavalderia di Egisto (Paolo Serra). Tra tutti, sono però le figure femminili a mantenere una posizione centrale e di assoluto rilievo, a livello narrativo e interpretativo: indomito furore e controllata spregiudicatezza sono splendidamente incarnati nella Clitemnestra di Mascia Musy; magistrale l’interpretazione di Angela Pagano, la più agguerrita tra le Erinni (con qualche incertezza durante le incursioni nel canto). Gaia Aprea, invece, dimostra di avere tutte le carte in regola (anche) per partecipare a un musical: nella prima parte è un’intensa e inascoltata Cassandra; nel finale incarna, anche attraverso l’utilizzo melodico della voce l’ideale di giustizia e l’autorevolezza nella composizione dei conflitti di cui si fa portatrice Atena, conferendo alle Erinni la dignità di Eumenidi.

Visto il 02-05-2017
al Carignano di Torino (TO)