Parma, teatro Farnese, “Orfeo ed Euridice” di Christoph Willibald Gluck
Fasti e trionfi del barocco
A conclusione della quinta edizione del festival di musica barocca “Le feste di Apollo “, dedicato al mito di Orfeo, dopo l’Orfeo di Monteverdi (di cui ricorre il quarto centenario), è stato proposto in forma di concerto l’Orfeo ed Euridice di Gluck, la cui prima rappresentazione in Italia avvenne proprio a Parma nel 1769, in qualità di festa teatrale celebrativa, nell’ambito dei festeggiamenti di corte per l’incoronazione dell’arciduca Giuseppe.
Questo festival, giovane, ma dalle precise linee guida, si propone di fare rivivere i fasti musicali del barocco, offrendo concerti con interpreti di fama internazionale abbinati a convegni sul tema, per inserire in una prospettiva più ampia e articolata l’evento musicale.
E in questo caso di Evento si tratta, poiché per l’occasione è stato riaperto un luogo di eccezione: l’incantevole teatro Farnese, teatro di corte secentesco situato all’interno del Palazzo della Pilotta.
Questo teatro, costruito con materiali effimeri come il legno e lo stucco, dalle caratteristiche uniche (un impianto scenico mobile per consentire lo spostamento delle macchine barocche e la possibilità di allagare la cavea per inscenare naumachie) fu in realtà usato in pochissime occasioni per i divertimenti della corte e dopo l’ultima rappresentazione nel 1732 conobbe un progressivo declino.
Solo per una sera il Farnese, come per metonimia, da contenitore è diventato contenuto, assumendo il ruolo di protagonista.
Immersi in una atmosfera intima e raccolta, pubblico ed interpreti vicini nella cavea, sovrastati dalle vuote gradinate lignee e dalle logge illuminate ad arte, hanno partecipato alla meraviglia barocca, le cui forme e architetture sono tornate a rivivere, animate dalla musica.
In questo contesto Diego Fasolis, supportato dalle suggestive sonorità dell’ensemble “ I Barocchisti”, ha privilegiato la componente barocca dell’opera, sottolineando contrappunti e chiaroscuri, anziché ricercare linee ampie e fluide di respiro neoclassico.
Con gesto deciso e fisico, coinvolgente anche a livello visivo, ha colto con ritmo nitido e vario i contrasti dinamici e timbrici della struttura musicale, dando rilievo e fisicità agli strumenti solisti, per poi ricondurli con rigore al tutto orchestrale.
Nathalie Stutzmann, autentico contralto (Orfeo), ha voce molto scura, dal timbro particolarmente efficace per interpretare il cantore supremo. La voce è possente e ben sostenuta, anche se talvolta appare un po’ offuscata. Grazie a un registro grave robusto e suggestivo, la sua iterata invocazione ad Euridice risuona così profonda da sembrare arcana. Dal punto di vista interpretativo però il personaggio è apparso piuttosto monocorde, un Orfeo rassegnato senza grande varietà di accenti e non percorso da drammatici turbamenti; solo nell’aria “Che farò senza Euridice “ ha dato prova di maggiore partecipazione emotiva.
Timbro luminoso per la giovane Maria Martìn Espada, Euridice piena di temperamento, attenta alle componenti drammatiche.
Alena Dantcheva ha interpretato in modo vivace e con buone colorature il ruolo di Amore.
Da segnalare il Coro della Radio Svizzera per perfezione tecnica e aderenza drammatica. Il coro scolpisce con giusta caratterizzazione e chiaroscuri i vari passaggi; le voci maschili e femminili si stagliano, si differenziano, per poi rifondersi con grande precisione e pienezza di suono. Il coro rende evidente il mutare degli affetti : toni bassi e cupi per evocare l’orrore delle furie infernali che si stemperano con progressiva dolcezza in note aeree e soffuse, quasi sacrali.
Per ragioni di limitata agibilità un pubblico di sole duecento persone, fra cui numerosi giovani, ha assistito alla rappresentazione partecipe e consapevole di rivivere uno splendore di corte con contemporanea disinvoltura.
Visto a Parma, teatro Farnese, il 17 maggio 2007
Ilaria Bellini
Visto il
al
Farnese
di Parma
(PR)