C'è una poltrona tagliata di vecchiaia. C'è un telo azzurro che pare strappato all'Annunciata di Antonello da Messina. Ci sono mele rosse, ombrelli pieni di pioggia, cuscini gonfi di piume, tazze di un tè che scalda. E ancora: una volpe comoda come girocollo, vassoi d'argento fatti specchi, merletti a incorniciare polsi, libri come pattini per provare a reggersi in piedi. Libri da tenere stretti sotto le coperte. Libri da scrivere. PC su cui scrivere libri.
Siamo sul palcoscenico di Orlando-Orlando diretto da Stefano Pagin, monologo liberamente tratto dall'omonimo romanzo che Virginia Woolf scrisse nel 1928. Protagonista Stefano Scandaletti fresco di repliche de “L'ispettore generale” dove, diretto da Damiano Micheletti, veste i panni di un convincentissimo Ivan Aleksandr Chlestakov. Se l'ispettore di Gogol è un’intramontabile caricatura delle autorità locali e della burocrazia corrotta, la storia di Orlando è una storia d'amore. Una vita che attraversa i secoli e le epoche in cerca di sé stessa e della bellezza nascosta nelle cose. Né sacrificare la bellezza alla vita, né immolare la vita sull'altare della bellezza, né separare essere ed esistere. Lo stesso vale per l'amore: l'assoluto non è un “fuori”, ma va creato dentro in ogni istante: Sasha, l'incontro fortuito, diventa la necessità di una vita; ma con la stessa facilità può svanire. E non basta non morire, attraversare i secoli e le epoche per cucire la ferita.
L'Orlando di Scandaletti si abbandona alla parola scritta, regala un corpo ed una voce ai sogni per poi spremerli fino a farne uscire il succo. La pièce è costruita a colpi di immagini che si rincorrono, lambendo l'un l'altra fin quasi ad accavallarsi. Prendono forma, profumo e vita atmosfere, incanti di luoghi lontani ed esotici. Corti di regine, fiumi laccati di ghiaccio su cui cominciare a camminare o a sprofondare, quartieri londinesi che sanno di nebbia, navi che salpano mari di onde, narghilè fin dentro i polmoni, Costantinopoli..
“Come appaiono subito scontate le immagini illuminate da troppa luce. In mezzo a tutto questo chiasso diventa impossibile udire. Il sussurro non si sente più. Quindi non esiste”. Ma Orlando esiste: è fatto di due volti e di due corpi dove l'uno è l'esatto opposto dell'altro. E sono così strettamente connessi che non c'è verso di separarli. Orlando esiste e se ne sta lì, accovacciato su una poltrona tagliata di vecchiaia. Stasera lo abbiamo visto tutti, era accanto ad una volpe comoda come girocollo. Esiste. Che il cielo lo aiuti!
Bravo Scandaletti che muove entro il perimetro di una recitazione tecnicamente perfetta senza dimenticare di commuoversi (e commuovere).