Danza
OSCAR DOLLS

Lo spettacolo di Stefano Taiu…

Lo spettacolo di Stefano Taiu…
Lo spettacolo di Stefano Taiuti si presenta come un divertissement coreografico elegante e compiuto, una variazione su tema che sviluppa la metafora del maiale-uomo (prima) e dell'uomo-maiale (poi), a metà fra il discorso di Orwell (i padroni maiali de La fattoria) e il Pasolini di Porcile. L'istallazione coreografica, più che coreografia vera e propria, vede Oscar, corpo umano, testa da maiale, in giacca e pantaloni ( se si tratta di un vero maiale che indossa abiti umani, o di un umano con un'anima da maiale, da principio, poco importa dicono le note di regia), circondato da bambole giocattolo che prima concupisce poi, come preoccupandosi di essere giudicato per quel gesto disdicevole, le aziona facendo emettere loro risa gridolini e un monotono I love you e si abbandona all'onanismo. L'adorazione delle bambole ha un effetto umanizzante per Oscar (che fin'ora si comporta da maiale, gattona, grugnisce, si mangia lo sporco tra le dita dei piedi...) ma nella trasformazione sembra soccombere, cadendo a terra (morto?). Intanto, su di uno schermo dietro di lui, una versione femminile di Oscar, in tailleur, scopre l'autoerotismo usando delle improponibili scarpe e stivali femminili, in una sorta di danza tribale mai veramente oscena, durante la quale lascia intravvedere generosamente il corpo, androgino... E poi ecco la rinascita, la trasformazione di Oscar, un nuovo vestito borghese che cala dal cielo per sostituire l'altro del quale si era in parte disfatto. Si denuda, indossa il nuovo abito, la testa da maiale scivola via, lasciando posto a fattezze umane, solo un timido muso ricorda la sua precedente natura. Il nuovo Oscar è gentile con le bambole (alcune delle quali sono rimaste ininterrottamente a emettere risolini e grida) ne spegne il meccanismo sonoro, le coccola, protettivo. Il nuovo Oscar è timido, imbarazzato, ricorda nella postura certe affettatezze à la Charlot. Poi si protende in platea, stringe la mano a tutti/e... Intanto sullo schermo compare uno slogan che invita a votare per lui. La luce si fa cupa, rossa, Oscar cambia linguaggio del corpo, ora è autoritario, hitleriano, schiaccia con le scarpe una delle bambole, lancia verso il pubblico caramelle-sonnifero invitando tutti a ingurgitarle e quindi dormire, vuole una delega non l'adesione a un progetto politico. Cala un microfono che gli permette di parlare ma la sua natura di ex maiale lo tradisce e Oscar riesce solo a grugnire. Prima, imbarazzato, dissimula, poi qualcuno risponde al grugnito con un altro e Oscar inizia un dialogo grufolante e torna alla sua vera natura di maiale. Il lettore non si faccia fuorviare dal nostro riassunto sommario: la coreografia di Stefano Taiuti si basa su un lavoro del corpo preciso e rigoroso, tra danza, performance fisica e recitazione gestuale, tramite i quali imbastisce un discorso politico dai risvolti antropologici e sociali, particolarmente acuto. In una società schiacciata sulle coordinate estetiche dello spettacolo, come aveva preconizzato Guy Debord, lo spettatore non è più partecipe ma passivo, ha solo la funzione di giustificare la forma spettacolo in cui la società si è organizzata, mentre la partecipazione democratica si è svuotata di ogni significato politico assumendo la forma del mero atto di adesione, uno schieramento acritico che somiglia alla più bieca tifoseria, incapace di produrre un qualunque pensiero complesso. L'attivazione partecipativa è sostituita da una pulsione scopico-sessuale dove lo sguardo sostituisce ogni relazione e contatto umano e dove il sesso, quando non è svilito a sopraffazione, chiude ognuno in una monade esistenziale ridotto com'è a uno sterile autoerotismo. Tutto cioè è raccontato con leggerezza, il fastidio che lo spettatore può provare non scaturisce dalla performance ma dalla consapevolezza amara che lo spettacolo induce in lui, risvegliandone la coscienza critica. Un piccolo capolavoro, premiato a più riprese, un altro tassello di quel panorama composito e mai banale che l'interessante rassegna sulla danza contemporanea D10 sta dipingendo per i suoi fortunati spettatori. Roma, Teatro Furio Camillo, 28 29 marzo 2009
Visto il
al Furio Camillo di Roma (RM)