In scena: una cornice neon e una trasposizione scarnificata de “il Cristo in casa di Marta e Maria” di Velàsquez. Elementi che, nell’allestimento in questione, ben si fondono con l’incombente musica costantemente presente in sala e con il gioco luci vibrante, mutevole e di effetto. Il tutto a cura di Pietro Babina.
Rappresentato, per la prima volta in Italia, dal Teatrino Clandestino, il testo, di Ivan Vyrypacev, ci narra di due giovani, Andrea e Andrea (Sacha e Sacha nel testo originale) e della loro storia d’amore, miseramente e drammaticamente vissuta. Storia di una generazione disperata: quella nata negli anni settanta, scardinata nei suoi valori, erede di una società logora, moralmente distrutta e “senza più ossigeno”.
Un atto unico suddiviso in dieci scene; queste ultime concepite, nel ritmo e nella durata, come canzoni che vanno a completare un disco, e ci rimandano, nella drammaturgia in questione, ai dieci comandamenti biblici.
La regia di Pietro Babina punta, però, non tanto alla valorizzazione del testo quanto al coinvolgimento emotivo dello spettatore, il quale, attraverso una comunicazione vigorosa e senza filtri, avverte il disagio psicologico dei protagonisti, rimanendone ineluttabilmente trascinato.
Violenza, inquietudine, scontro verbale sono gli elementi che caratterizzano l’interpretazione dei due giovani attori (Fiorenza Menni e Pietro Babina), dall’ammirevole professionalità e dal talento indiscusso. Essi catturano l’attenzione del pubblico “aggredendolo” con urli e strepiti, e costringendolo a partecipare emotivamente a tale processo, in modo da lasciare il teatro, alla fine dello spettacolo, disorientato e spossato.
Operazione innovativa solo in parte, poiché inevitabili sono gli accostamenti ai maestri del genere e al teatro della crudeltà di matrice artaudiana.
Napoli 22 gennaio 2008 –Teatro Nuovo.
Visto il
al
Nuovo
di Napoli
(NA)