Lirica
OTELLO

Luci e ombre a Cipro

Luci e ombre a Cipro

Il Ravenna Opera Festival 2013 è dedicato al bicentenario verdiano e, grazie alla sua ideatrice e presidente Cristina Mazzavillani Muti, mette in scena le tre opere di Giuseppe Verdi tratte dalle commedie di William Shakespeare: Macbeth, Otello e Falstaff. Una nuova Trilogia, in una nuova produzione, incentrata sul rapporto complesso e profondo tra questi due grandi autori.
Otello è l’ultima delle opere serie di Verdi e la penultima della sua lunga carriera, senza dubbio anche una delle opere più difficili vocalmente e registicamente. Cristina Mazzavillani Muti ha utilizzato, come nelle altre opere della Trilogia, l'idea del palcoscenico nudo dove a rendere la complessità drammaturgica dell’opera sono solo il contrasto tra buio e luce e la attorialità dei cantanti, rivestiti dei bei costumi di Alessandro Lai, appropriati e di gusto. Le poche luci che fanno da contrasto a questa oscurità permanente rendono pienamente le emozioni e la partecipazione psicologica dei personaggi. Mirabile il duetto del primo atto tra Otello e Desdemona in buio notte rotto solo da stelle luminose che li avvolgono. Questo contrasto che compare anche nella scelta dei colori dei costumi è sempre presente, come per sottolineare che Otello è un’opera dei contrasti: amore – odio; fedeltà – gelosia; morte – vita … Contrasti resi visibili dall’introspezione compiuta sui personaggi e dalla maestria del light designer Vincent Longuemare. Una regia che ha saputo dare vita ad un Otello passionale e credibile, che ha saputo unire la teatralità al canto, affidata sia alla gestualità dei singoli protagonisti che a quella delle diverse componenti di massa, gestite in modo ineccepibile.

Alla guida dell’ Orchestra Giovanile Luigi Cherubini il maestro Nicola Paszkowski non è stato esente da mano pesante e poca sintonia con il palcoscenico, tanto che in diverse occasioni le voci sono state coperte dall’orchestra, voci che – per la loro inesperienza – avrebbero dovuto essere guidate con una fermezza più marcata.

Come per le altre due opere della Trilogia d’Autunno non si può che sottolineare la giovinezza del cast, specialmente in un’opera come Otello che richiede, nei tre protagonisti, esperienza e solidità vocale. Nel ruolo del titolo Yusif Eyvazov, impacciato sulla scena, vocalmente generoso ma impreciso e dalla voce troppo fresca per affrontare un ruolo così impervio: la volontà c’è stata, ma non sempre ha corrisposto al risultato.
Molto brava Diana Mian in Desdemona, voce intonata e importante, dal buon registro e dagli acuti fermi e sicuri; pienamente riusciti ed efficaci il duetto del primo atto e le arie del quarto: meritatamente applaudita anche a scena aperta. Matias Tosi rende uno Jago perfetto dal punto di vista scenico: il cantante è pienamente nel personaggio, manifesta una voce e un fraseggio buoni, anche nel saper dosare le mezze voci; coperto – a volte – dall’eccessiva sonorità dell’orchestra, ha però saputo incedere egregiamente in arie perigliose come nel Credo di Jago. Giordano Lucà è stato un buon Cassio, grazie alla sua voce sonora, squillante con acuti decisi e fermi; resta da migliorare la sua gestualità. Si segnala la discreta Emilia di Antonella Carpenito; sufficiente la prova degli altri comprimari. Sufficiente anche la prova del Coro del Teatro Municipale di Piacenza diretto dal maestro Corrado Casati.

Teatro pieno, pubblico fedele e plaudente, ammirato piacevolmente per la raffinatezza dello spettacolo.

Visto il
al Alighieri di Ravenna (RA)