Lirica
OTELLO

Otello a piedi nudi

Otello a piedi nudi

Otello è opera complessa nella partitura, elaborata da un Verdi a fine carriera; nel libretto di Arrigo Boito sono continui i riferimenti a Venezia, a Cipro e al cielo: la scena quasi fissa di Pier Luigi Pizzi ha costruzioni essenziali nella giallo-ocra pietra tufacea di Cipro e stelle ogni tanto luccicanti sul buio fondale. I costumi dello stesso Pizzi vestono i ciprioti di lunghi caftani, terragni per gli uomini e colorati per le donne; forse banale farlo indossare anche al protagonista coi piedi nudi, selvaggio invece che condottiero e governatore; invece i veneziani hanno una sorta di divise vagamente militari; sontuoso l'abito di Lodovico nelle proporzioni eccessive sul pur altissimo cantante. Le luci di Vincenzo Raponi sono essenziali per la riuscita della messa in scena. Lineare e descrittiva la regia di Pizzi, che si lascia maggiormente apprezzare nelle scene intime piuttosto che in quelle corali che risultano statiche, per cui lo spettatore è avvinto da terzo e quarto atto più che dai primi due.

Daniele Callegari ha gesto elegante e raffinato ed è attento ai molteplici colori della partitura ma, nei momenti di insieme, pare eccedere in sinfonismo e volume. Lo segue con molta professionalità la Filarmonica Arturo Toscanini: dopo la preghiera di Desdemona, l'attacco cupissimo immediato è uno dei momenti più riusciti della serata, mentre l'occhio dello spettatore vaga nel corridoio che crea una buia intercapedine tra la camera da letto con le alte porte serrate e il resto della casa.

Carlo Ventre è un Otello credibile e dalla voce importante ma poco incline a sottolineare le sfumature, scegliendo una linea dominante e quasi granitica. Ha pienamente convinto la Desdemona debuttante di Aurelia Florian: la voce è notevole per estensione e volume e bene usata, attenta a rendere ogni singola piega del personaggio mai incline a inutile lamento; si è particolarmente apprezzato il timbro piacevolmente scuro che dona inattesa maturità al ruolo. Preciso seppure poco “nero” lo Jago di Marco Vratogna, efficace nel Credo. Adeguati i ruoli di contorno: Manuel Pierattelli (Cassio), Matteo Mezzaro (Roderigo), Romano Dal Zovo (Lodovico), Gabriella Colecchia (Emilia). A completare il cast Stefano Rinaldi Miliani (Montano) e Matteo Mazzoli (Araldo). Ottima la prova del Coro del Regio diretto da Martino Faggiani, presente in scena il Coro di voci bianche preparato da Gabriella Corsaro. Di straordinario interesse la mostra allestita nelle sale annesse al ridotto.

Visto il
al Regio di Parma (PR)