Lirica
OTELLO

Parma, teatro Regio, “Otello”…

Parma, teatro Regio, “Otello”…
Parma, teatro Regio, “Otello” di Giuseppe Verdi UNA PASSIONE DEVASTANTE Nel 1887 alla Scala rimasero tutti di stucco, pubblico e critica, di fronte a questa opera rivoluzionaria, una svolta nel dramma musicale, tanto che Alberto Savinio scrisse che “Otello è una scultura sonora che sarebbe stata riconosciuta al tatto anche da Michelangelo cieco”. E, pochi mesi dopo Milano, lo stesso trionfo al Regio di Parma, dove Otello è tornato dopo venticinque anni, in una nuova coproduzione con l'Opéra di Monte-Carlo e la Los Angeles Opera, che si è accodata a pochi giorni dal debutto. Un debutto segnato da un'attesa spasmodica e, forse a causa di ciò, da fischi che, alla luce della recita a cui ho assistito, sono apparsi eccessivi. L'impianto di Johan Engels è astratto e poco significativo. John Cox si limita a una regia poco incisiva, a uno sguardo “di maniera”, privo di inventiva, basato su movimenti contenuti ed essenziali, a gesti non caratterizzati e non connotati. Complici scene e costumi, che mischiano il contemporaneo e lo storico senza mostrare la ragione delle scelte e rimanendo nel banale (i marinai con le cerate, i ciprioti coi turbanti, i veneziani coi cappelli cilindrici). Le poche trovate registiche si sono limitate al brutto ingresso di Otello nel quarto atto (di spalle, scende una scaletta come nella nave), alla vela che cade a terra quando il moro si accoltella (visto fin troppe volte), ai veli svolazzanti per la tempesta dell'inizio (scontato e banale), accompagnati da una sfera armillare-lampadario oscillante. A connotare la scenografia due cunicoli cubici che immettono in palcoscenico, magari l'idea delle viscere della terra e del corpo, di una passione che cova all'interno e che fermenta, con effetti esplosivi. Il maestro Bruno Bartoletti dà un'interpretazione forte e personale alla partitura, privilegiando i toni passionali, assecondato da un'orchestra in forma, specialmente nella sezione degli archi. Vladimir Galouzine ha una voce dai colori stupendi, scura, d'acciaio, ma, come l'anno scorso a Napoli, la sua prova non è memorabile, in un ruolo che ha pur affrontato tantissime volte. Il regista vorrebbe un Otello barbarico, invece il cantante appare quasi vittima predestinata, con un atteggiamento da sconfitto, abbattuto e piegato dagli eventi; la voce, pur se ha i toni giusti, pur se azzecca il fraseggio, pur se ha una buona dizione, appare forzata nella fonazione e “piagnucolosa”. Convincente il duetto d'amore del primo atto, scambio di anime più che di parole, affrontato in modo etereo e con i giusti accenti, sorretto da archi e flauti. Azzeccato il duetto con Jago, bilanciato nelle voci e nel supporto orchestrale: Verdi è inimitabile per dipingere in poche battute i grovigli dei sentimenti. Svetla Vassileva non affonda nel confronto con due grandi cantanti recenti (la Dessì alla Scala e la Cedolins al San Carlo); anzi la voce della bulgara è bella e sicura, estremamente musicale, i registri perfetti, quello basso vellutato da accenti scuri affascinanti, emozionanti i pianissimi; il personaggio impostato dal regista è una donna ingenua e bamboleggiante, incredula nei confronti delle accuse del marito; delicatissima la sua preghiera, innocente, pura, inerme. Marco Vratogna è uno Jago stereotipato in stile nazista nelle movenze e nell'aspetto: debuttava nel ruolo e certo potrà migliorare la resa del personaggio, avendo una bella voce. Debole invece il Cassio di Blagoj Nacoski: la parte è ingrata per il registro tenorile, ma il cantante era già parso debole nel Don Ottavio del Carlo Felice. Corretti Antonello Ceron (Roderigo), Carlo Cigni (Lodovico), Massimo Cavalletti (Montano), Armando Gabba (un araldo) e Giorgia Bertagni (Emilia). Ottimo l'apporto del preciso ed espressivo coro preparato da Martino Faggiani, come quello delle voci bianche dirette da Sebastiano Rolli. Alla fine tanti applausi per tutti e qualche sparuto fischio dal loggione per Vladimir Galouzine. Visto a Parma, teatro Regio, il 15 aprile 2007 FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al Regio di Parma (PR)