Mai rappresentato in Italia, Passaggio in India, ultimo interessante romanzo dello scrittore inglese Edward Morgan Forster, conosce nel 1960 una riduzione teatrale realizzata dalla scrittrice indiana Santha Rama Rau sotto la supervisione dello stesso Forster.
Il dramma rappresenta una critica dolce-amara del colonialismo imperialistico inglese di quegli anni. E’ un testo simbolico che affronta con intelligenza e sottile ironia la drammatica questione dei contrasti tra opposte culture evidenziando gli odiosi conflitti che oppongono colonizzatori e colonizzati.
Ambientato negli anni venti, il dramma analizza le vicende dei funzionari inglesi e precisamente quelle di due donne Mrs. Moore e la giovane Adela Quested, futura sposa di Ronnie, magistrato civile nella città di Chandrapore e figlio dell’anziana signora.
Le due donne visitano l’India con l’intento di conoscerne meglio usi, tradizioni, di capirne la cultura e perché no, magari, penetrarne i misteri.
Ed è proprio nella cornice di Chandrapore che Forster “mette in scena” le opposte e complementari tensioni del medico Aziz, al quale le due donne appena giunte in India concedono la loro amicizia, e della ragazza inglese Adela Quested verso i rispettivi ambienti coi quali i due personaggi dovranno presto fare i conti.
La chiave di volta del dramma è la gita alle grotte Marabar all’interno delle quali tutto può accadere tanto che la giovane Adela durante la gita in compagnia del medico Aziz, si convince di aver subito un’aggressione.
L’episodio della presunta violenza sarà quello attorno al quale si costruirà tutto il dramma; risultato di un insanabile conflitto fra due culture che non possono né vogliono capirsi e tollerarsi.
Lo spettacolo si rifà, appunto, alla riduzione teatrale che Santha Rama Rau fa del romanzo di Forster, col quale peraltro Tiezzi s’era già confrontato alcuni anni fa (anche se, in quel caso, si trattava di una serie di letture radiofoniche).
Quello di Lombardi e Tiezzi è per certi versi un adattamento che pur seguendo la versione della scrittrice inglese, non tradisce l’originale e profondo spirito del romanzo che nella riduzione teatrale appariva leggermente smorzato.
In scena oltre allo straordinario Lombardi che dà voce, e che voce, all’onesto e mite Mr. Fielding, un cast di interpreti abili e convincenti; strepitosa Giulia Lazzarini nell’appassionata e drammatica interpretazione della progressista e discreta Mrs. Moore.
Piacevole l’Adela Quested di Debora Zuin, giovane donna tanto abile a sorprendere quanto a farsi sorprendere; e ancora un interessante Graziano Piazza che disegna con abile ironia il misterioso e fiducioso personaggio del Dottor Aziz.
Tutti bravi gli altri interpreti secondari, tra i quali spicca un geniale e intrigante Massimo Verdastro, avvincente interprete del misterioso Professor Godbole.
Le scene, curate da Francesco Calcagnini, proiettano in più dimensioni molteplici carte geopolitiche dell’India sulle quali si sovrappongono frammenti audiovisivi di realtà imprecisate e senza tempo.
I bellissimi costumi di Giovanna Buzzi, soprattutto quelli delle due signore, restituiscono la giusta cornice stilistica nella quale si inserisce il dramma.
Ispirate le musiche, eseguite dal vivo con l’ausilio di strumenti indigeni come il sitar così come geniale, appare il finale in perfetto stile bolliwoodiano che sulle note colorite di un musical made in India vede il cast al completo esibirsi in una divertente quanto riuscitissima coreografia.
Genova, La Corte 9 dicembre 2008
Visto il
al
Piccolo Teatro - Studio Melato
di Milano
(MI)