Danza
PASSO

A un Passo tra realtà&fizione

A un Passo tra realtà&fizione

"Passo" è uno sguardo divertente&divertito, ironico e allo tempo stesso amaro sulla natura umana.
Vincitore del Premio Equilibrio 2009 della Fondazione Musica per Roma, “Passo”, nelle parole di Ambra Senatore nasce dal desiderio di compiere una ricerca di un movimento in dinamica e nello spazio, affidandosi al corpo, dandogli fiducia, e dalla sua volontà di dirigere per la prima volta un gruppo. Infatti Passo, oltre ad Ambra Senatore, uno dei nomi più interessanti della nuova generazione di coreografi, autrice del progetto, coinvolge cinque talentuosi danzatori provenienti da note realtà di ricerca teatrale italiana (Teatro Sotterraneo, Abbondanza/Bertoni, Aldes): Caterina Basso, Claudia Catarzi, Matteo Ceccarelli , Elisa Ferrari e Tommaso Monza; interpreti dalle personalità artistiche ben definite, non semplici esecutori, che hanno contribuito alla creazione di Passo, infatti la partitura scenica valorizza le loro differenze e specificità, sia da un punto di vista delle personali peculiarità estetiche che dal punto di vista delle molteplici possibilità delle qualità di movimento.

Passo si muove su due binari, affronta due questioni: da un lato il rapporto tra realtà e finzione, riflettendo sul limite tra il dentro e il fuori la scena, tra una scrittura scenica che oscilla tra partitura e imprevisto, spontaneità; dall’altro il rapporto, la relazione tra individuo e collettività. In Passo i danzatori giocano in scena, si prendono gioco di sé stessi, o meglio non si prendono troppo sul serio: giocano con la finzione teatrale, con le sue convenzioni, si divertono a cambiare le carte in tavola, a variare continuamente e inaspettatamente il senso. La Senatore afferma che “l’inattesa deviazione della percezione è una componente del gioco teatrale e di fatto, anche la vita pone di fronte al continuo trasformarsi del senso di quello che incontriamo, chiedendoci elasticità, capacità critica e allenamento al dubbio, alla messa in discussione” .

In “Passo” c’è molta ironia, un’ironia che deriva dal quotidiano, da piccoli gesti e piccole azioni da cui prende spunto la partitura gestuale. La sua ironia di è da individuare nelle capacità di immergersi totalmente nell’azione e nei gesti che i danzatori compiono in scena. L’ironia è una qualità dello stare in scena, è la capacità che hanno i danzatori di esserci, ma di non prendersi troppo sul serio, di prendersi gioco di sé: azioni, gesti che sembrano avere un senso, in realtà ne hanno un altro.
Lo spettacolo, dichiara Ambra Senatore, parte da un’osservazione della realtà, per crearlo attinge da essa: tanti piccoli pezzetti di realtà che una volta portati in scena risultano essere tanti frammenti. Una volta portato in scena, ciò che nella realtà sembra piccolo e apparentemente insignificante, assume una sua centralità, un suo significato che cattura e coinvolge. Le creazioni della Senatore muovono dall’osservazione semplice di eventi che diventano partiture di azioni. I danzatori costruiscono e decostruiscono in scena immagini in movimento, lasciano piccoli indizi, come briciole di pane, il cui significato si svela progressivamente al pubblico. La creazione di Ambra Senatore è una partitura raffinata, semplice, spontanea, sebbene nulla sia lasciato al caso – forte è l’eloquenza che la caratterizza.

Classe 1976, Ambra Senatore, coreografa e performer attiva tra Italia e Francia, ha una formazione ampia ed eterogenea, tra i suoi maestri Caroline Carlson a Marco Baliani, inoltre ha lavorato con Giorgio Rossi, Jean Claude Gallotta, Georges Lavaudant, lo stesso Marco Baliani, e Roberto Castello. Dal 2004 ha intrapreso un suo personalissimo percorso di ricerca autoriale e “Passo” ne testimonia il talento, l’acutezza e l’originalità.

Passo è uno spettacolo intelligente, piacevolmente leggero – nel senso calviniano del termine, dotato di un umorismo sottile, che indaga i labili confini tra l’essere dentro e fuori scena, tra imprevisto e improvvisazione, evoca la realtà per frammenti, rendendo esplicito il gioco della rappresentazione teatrale e interrogandosi sulla natura stessa della forma spettacolo. Fonde elementi teatrali, con gesti quotidiani e con dinamiche di movimento danzate, costruendo una drammaturgia che si muove tra le azioni e la presenza dei corpi.
Passo ha il pregio di non diventare mai autoreferenziale, sebbene provochi e confonda lo spettatore, che viene condotto in un mondo dove l’errore e la caduta, il fuori tempo e l’imbarazzo del vuoto di memoria, spesso sottolineati da uno sguardo ammiccante - mai didascalico - hanno diritto di esistere, anzi sono parte integrante della creazione. In scena tutto è possibile: si può bere, prendersi una pausa, scoppiare a ridere, sorridere al pubblico cercandone la benevolenza e la complicità, copiare i movimenti del danzatore più vicino perché non si ha idea di cosa fare o si ha un vuoto. Le partiture coreografiche sono in un certo senso continuamente commentate e virgolettate, senza mai perdere precisione,  pulizia del movimento e  identità.
Interessante il concetto di identità nel lavoro di Ambra Senatore, infatti i cinque interpreti si presentano al pubblico uguali nella loro divisa, abito blu e parrucca nera, ma sono interscambiabili nei continui e rapidi fuori e dentro la scena. Durante la performance gli interpreti sembrano affannarsi per poter affermare la propria personalità e diversità sugli altri – quasi a voler prendere le distanze da un tipo di danza che troppo spesso è omologazione tra esecutori identici. L’obiettivo è raggiunto non solo alla fine, quando i danzatori appaiono sul proscenio in vestiti ordinari diversi tra loro e senza parrucca, ma anche durante lo spettacolo è evidente, è sotto lo sguardo di tutti - ed è uno degli aspetti di maggior interesse del lavoro - la diversità dello sguardo, del volto e della fisicità, del corpo dei cinque esseri umani. Durante lo spettacolo i danzatori sono esposti allo sguardo degli spettatori e con essi  creano una complicità utilizzando una danza dinamica, caratterizzata da un’ironia ludica che a tratti viene interrotta da istanti di esistenza.

Il lavoro della Senatore possiede coerenza, efficacia, dal punto di vista del linguaggio drammaturgico è in grado di coinvolgere e amalgamare insieme come parti organiche e uniformi il vocabolario coreutico, la parola, le luci - che agiscono come input sui performer - e la musica – che è sia eterodiretta che avviata da un computer sul palco, proprio come durante una prova.

Passo è un viaggio, in cui si ride senza sapere esattamente perché, si viene intimamente toccati da corpi semplicemente presenti in scena, che si rifiutano di dare un’interpretazione univoca degli eventi, ma lavorano sul dubbio e sulla sorpresa, sull’inaspettato, ovvero sulla vita. La Senatore non offre risposte, ma pone domande: lo spettatore esce dallo spettacolo con una sensazione di leggerezza e una lieve inquietudine, una curiosità che non può e non deve essere placata. È uno spettacolo da non perdere, un’esperienza da vivere e rivivere più volte.

Visto il 28-01-2014