San Severino Marche, piazza del Popolo, Patti Smith in concerto
I RESPIRI DEL CORPO
Sono sicuro che negli anni a venire ricorderemo il concerto di Patti Smith come un evento leggendario, di cui parlare anche nel tempo a venire, “ti ricordi di quella volta che venne Patti Smith?”. La piazza di San Severino è enorme, ma, nonostante ciò, si vede a colpo d'occhio che le persone sono tante (dicono oltre 4.000 presenze). Tutti in attesa, tutti curiosi. Poi le luci si spengono e si accendono i riflettori, entra la band e subito lei, con il cappello il testa, come nell'immagine pubblicitaria. Giacca scura, maglietta bianca sformata con sopra scritto “love” e il segno della pace. La faccia simpatica, un po' ribelle un po' impertinente, Patti Smith ha subito mostrato semplicità ed ironia. Saluta spesso con la mano, come una ragazzina (incredibile che abbia sessant'anni). E di una ragazzina ha l'energia, mai un calo, neppure nelle emozioni, nelle due ore del concerto.
Dopo il primo brano si toglie il cappello e il vento, che a San Severino soffia sempre, le scompiglia i capelli, ma lei si scioglie in complimenti per la città, dove ha trascorso due giorni, visitando più volte la pinacoteca: una volta si è addirittura addormentata davanti ai dipinti, tanto era serena e rilassata, sognando un coniglio bianco. Tra ballate e brani rock più aggressivi, Patti Smith si cimenta anche con il clarinetto e la chitarra.
Il suo modo di cantare è riconoscibile, con quello strascicare alcune sillabe, l'accentare il significato di alcuni termini particolarmente significativi. E la voce, scura, un poco roca, inconfondibile, rabbiosa, dolente, intensissima, magnetica. Come lei, così incredibilmente carismatica. Poche le parole, ringrazia spesso, saluta, si scusa che non parla italiano. I suoi messaggi sono affidati ai testi delle canzoni e alla musica, forte e grintosa.
Molti i momenti da ricordare, secondo me due su tutti: “Because the night”, la sua canzone più nota, e “Smell like teen spirits” dei Nirvana, cantata molto rallentata, un lungo e vibrante moto musicale che ti entra nell'anima e la scuote profondamente. Kurt Cobain, che amava le sfide e la ribellione, avrebbe apprezzato.
Dopo avere presentato i brani del suo ultimo lavoro uscito di recente, “Twelve” (perchè è il suo dodicesimo album e dodici sono le covers che interpreta in modo assolutamente personale), il saluto è stato con “Perfect day”, preceduto da un invito alla pace ed a ripudiare tutte le guerre e la materialità che il consumismo impone a livello globale, temi per cui la cantante si è sempre battuta.
Un'emozione ascoltarla dal vivo e vederla da vicino, un mito del rock, un'icona generazionale. Tanti i giovanissimi al concerto: mi piacerebbe sapere che cosa rappresenta per loro Patti Smith.
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto a San Severino Marche, piazza del Popolo, il 2 luglio 2007
Visto il
al
Parco Certosa Reale
di Collegno
(TO)