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PER IL TUO BENE

Per il tuo bene: il ritorno in famiglia secondo Pier Lorenzo Pisano

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PER IL TUO BENE - La Recensione. Pier Lorenzo Pisano con Per il tuo bene – premio Tondelli 2017 – mette in scena con sarcasmo e lucidità le difficoltà relazionali che si sviluppano in famiglia

Chi siamo quando stiamo in famiglia? Qual è il ruolo che assumiamo nell’essere figli, fratelli o sorelle, nipoti?
Passati gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, trascorsi in maniera serena o traumatica, la personalità adulta vuole emergere, eppure nel nucleo di nascita potremmo sembrare sempre dei bozzoli in potenza, offuscati da ricordi ricostruiti ed aspettative sfumate.

Pier Lorenzo Pisano con Per il tuo bene – premio Tondelli 2017 – mette in scena con sarcasmo e lucidità le difficoltà relazionali che si sviluppano in famiglia. Il figlio maggiore (Edoardo Sorgente) torna a casa, dove ad aspettarlo ci sarà una madre (Laura Mazzi), un figlio minore, un padre presente a metà in quanto non è un attore ma parte della scenografia, uno zio (Marco Cacciola) e due nonne, una reale e l’altra è uno sportello automatico chiamato Nonnamat.


Sarcasmo e comunicazione alienata

Alienati dalla vita, i dialoghi dei personaggi sono per scelta convenzionali, così come per scelta sono stereotipati anche i loro nomi, nomi comuni di persone, in modo tale che ognuno possa riconoscersi in quell’universo freddo di ruoli assunti per caso nel momento della nascita.
La famiglia cui apparteniamo è un obbligo, una convivenza forzata tra personalità differenti. Lo psicologo statunitense Marshall Rosenberg – famoso per le sue conferenze e libri sulla Comunicazione Non Violenta – in Famiglia…quale comunicazione? mette in evidenza le diffocoltà di comunicazione che emergono tra i membri di una famiglia sia per la loro diversità sia per l’incapacità di esprimere sentimenti e bisogni. I conflitti si sviluppano quando a parlare è la rabbia e la frustrazione con giudizi e critiche che mettono l’interlocutore in una posizione di chiusura e silenzio.

Pisano esprime questa duplicità attraverso i personaggi del figlio minore (Alessandro Bay Rossi) e la sua ragazza (Marina Occhionero) – colei che “non è famiglia”. Da un lato il figlio minore subisce la frustrazione di essere stato concepito in grembo di seconda mano, di essere il piccolo rimasto a casa per studiare e curarsi della madre e di conseguenza esprime la sua rabbia con frasi brevi e di circostanza, cercando di sviare l’attenzione sulla propria vita, dall’altro esprime la sua insicurezza, ansia, fragilità e stranezza emotiva nei dialoghi con la sua ragazza, a cui chiede prematuramente quanto durerà la loro storia.


Equilibri in bilico

Gli equilibri familiari sono in bilico, come la tavola che traballa ogni volta che il figlio maggiore chiede dove sia papà. Quel padre assente è una leva che ruota, un rettangolo nero con luci a led accompagnato da suoni campionati di tensione e suspense. Una madre che si preoccupa che figli abbiano mangiato e dormito che, grazie a un doppio costume, si trasforma in “una madre in pensione”, la nonna dall’accento emiliano.

La scenografia con teli e pannelli neri scorrevoli mette in risalto pochi personaggi alla volta, porte che si aprono su dialoghi brevi con humor e profondità.
Il ritorno in famiglia del figlio maggiore si conclude con un’altra partenza, ogni membro della famiglia ritorna alla sua normalità, mentre sui binari la malinconia e i sensi di sensi colpa per l’occasione mancata riaccendono l’affetto represso dal “ricatto d’amore”.

Visto il 24-01-2019