Camerino (MC), teatro Filippo Marchetti, “Petrushka” di Matteo Levaggi
BALLANDO ALLE ORIGINI DEL MONDO
Si può decidere di andare a vedere un balletto solo perchè si è rimasti colpiti dal manifesto pubblicitario? Direi di sì, vista che la funzione dei manifesti è proprio quella. Ed è ciò che è successo a me in questo caso con il Balletto di Torino: l'immagine bianchissima di Takashi Setoguchi che compie un piegamento con una enorme coda di tulle rosso è molto accattivante, anche se poi il costume non mi sembra sia nello spettacolo.
La prima coreografia proposta, di Matteo Levaggi come le altre, si intitola “Solo” ed è su musica registrata di Arvo Pärt, un compositore capace di rendere forti suggestioni emotive, trasmettendo il senso del sacro e del primordiale. Il gesto dei danzatori è rallentato, rarefatto: braccia che sbattono come ali, mani che roteano come uccelli o forme astratte in movimento. La superficie bianca del tappeto gommato riflette i corpi come uno specchio. Le luci hanno parte essenziale nell'economia dello spettacolo: spesso di taglio, indugiano e giocano con le muscolature libere dai veli dei costumi. E anche quando i ballerini si contorcono a terra in spasmi pieni di vita si scopre l'estrema cura formale del coreografo. Come essere alle origini del mondo.
Il secondo momento è un assolo di Matteo Levaggi sulla musica “In a landscape” di John Cage, eseguita al pianoforte da Daniela Ferrati: la cifra espressiva del giovane e dotato danzatore è riconoscibile nei movimenti morbidi ed arcuati, in quelle lentezze che fanno pensare alla vita all'origine del mondo. Camminare su un filo, le braccia che tendono all'infinito, il tentativo di afferrare l'aria in un bisogno insaziabile di comunicare affetto.
Dopo l'intervallo il balletto che dà il titolo alla serata, “Petrushka”, liberamente ispirato al soggetto di Igor Stavinskij su musica dello stesso, eseguita dal vivo dal Trio Diaghilev che ne propone una versione inedita per due pianoforti e percussioni. L'arte coreografica di Levaggi appare qui più articolata, ma a me sono giunte meno emozioni rispetto alle due precedenti, in quanto il movimento “meccanico” dei ballerini-marionette mi ha meno affascinato, come la presenza di pupi di pezza. Qualche imprecisione nelle luci di taglio fa apparire i ballerini come se indossassero calzini corti grigi (o forse è un effetto voluto). Particolarmente riuscito il momento in cui un ballerino esegue un assolo all'interno di un quadrato disegnato a terra da luce bianca.
Accurati nei movimenti, armoniosi e rasserenanti, tutti i ballerini: Selene Manzoni, Manuela Maugeri, Viola Scaglione, Mattia Furlan, Pedro Gonzales, Luca Martini, Takashi Setoguchi e Matteo Levaggi.
Il balletto ha inaugurato il Camerino Festival che prosegue fino al 16 agosto con appuntamenti interessanti al teatro Filippo Marchetti, tra i quali “Things” con Paolo Fresu e Uri Caine (30 luglio), il Quartetto d'archi della Scala con un programma su Brahms e Schumann e il “Concerto italiano” di Ramin Bahrami e il suo modo particolarissimo di interpretare Bach. Imperdibile.
Visto a Camerino (MC), teatro Filippo Marchetti, il 28 luglio 2008
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al
Filippo Marchetti
di Camerino
(MC)