Tommaso Urselli è tornato in scena con un nuovo spettacolo dal sapore metropolitano. Continuando sulla scia dell'analisi dei luoghi e degli individui che vivono nelle periferie milanesi, analizza le paure, le angosce, le contraddizioni e gli stereotipi di diversi personaggi, scelti per rappresentare quei segmenti di popolazione che affollano abitazioni periferiche con tanto di portiera supervisor, arcigna e razzista, con la pretesa del controllo assoluto, che vive di memorie passate e si nutre delle storie di vita degli inquilini.
Diverse racconti s'intrecciano, e i personaggi sono lo specchio di una società decisamente povera di aspetti culturali, in preda al panico da straniero, del diverso, possa essere un barbone o un semplice uomo solo con la mania del chiedere sempre una sigaretta.
Vengono analizzati i microrituali dei personaggi, ovvero, quelle pratiche comuni ripetute constantemente e giornalmente durante tutto l'arco della nostra vita.
Il panorama umano rappresentato è vario: si passa dalla famiglia con la moglie che pratica la filosofia orientale, al povero mentecatto, al pezzente con tanto di compagno immaginario, alla donna di vita, al bambino che impara a vivere osservando il mondo.
Tra momenti esilaranti e attimi di riflessione, lo spettacolo procede tra monologhi e azioni combinate dei personaggi.
Quello che viene messo in risalto, e non è cosa di poco conto, sono le diverse personalità dei personaggi abbinate ai tratti somatici degli attori: mi verrebbe da pensare che il soggetto è nato sull'attore e per l'attore.
Lo spettacolo è di buona fattura, ma sicuramente ha ampi margini di crescita; l'argomento trattato, le voci della città, gli occhi degli uomini che osservano il loro declino, l'ironia di una coppia felicemente triste, perché straordinariamente omologata nel contesto sociale attuale, tutto ciò deve essere approfondito perché studiato per meglio rendere sul palco. Il messaggio è forte, diretto, e può solo avere margini di miglioramento.
Ancora una volta Urselli, per l'occasione in regia, ha dimostrato come si possa fare un teatro responsabile e di analisi della società, che si può trovare tanto materiale su cui lavorare senza necessariamente ricercare grandi tematiche, analizzando semplicemente quello che ci circonda, utilizzando i sensi.
Il popolo vive della sua quotidianità, è questa deve essere portata su un palco di teatro e condivisa, fatta conoscere agli altri individui, anch'essi popolo. Questo spettacolo è lo specchio della società milanese, legata a pregiudizi, convinzioni, menefreghismo, isolamento: una vera società metropolitana, e che Simmel, teorico dello studio sull'individuo metropolitano mi sia testimone.
Milano - Pim Spazio Scenico - 08/03/08
Visto il
al
Spazio Tertulliano
di Milano
(MI)