Dopo la prima al Giglio di Lucca nell'ottobre 2021, Pinocchio, storia di un burattino è arrivata sul palcoscenico del Teatro Alighieri di Ravenna. Ne è creatore Aldo Tarabella – direttore artistico del teatro toscano - nella duplice veste di compositore e regista, lavorando a quattro mani con il librettista e drammaturgo Valerio Valoriani, suo collaboratore storico scomparso nel novembre 2018.
Ed è un vero peccato che questi non possa godersi il franco successo di questo loro ultimo lavoro, scritto su commissione di un grande parco di divertimenti di prossima inaugurazione, sito in Corea del Sud a 150 km da Seul, ed incentrato proprio sulla figura immortale del burattino di Collodi. In futuro, infatti, lo spettacolo è destinato ad esser regolarmente eseguito nel teatro ospitato al suo interno.
Ci si aspetta un musical, si scopre una vera opera
Non un musical, quale forse ci si aspetterebbe, bensì una vera, moderna opera lirica in due atti ambientata in un circo equestre: questo è il Pinocchio di Tarabella e Valoriani. Una partitura espressiva e vivacissima, ricca di melodie e satura di colori, e forte di un'abile orchestrazione, che fornisce il materiale di base ad uno spettacolo di grande presa sugli spettatori – grandi e piccini uniti nel godersela - anche perché sa tener conto della realtà teatrale e musicale dei giorni d'oggi.
E quindi non solo mischia abilmente teatro - musicale e di prosa - con la danza, ma vive di tante piacevoli ed inattese contaminazioni: la cadenzata tarantella che accompagna il burattino, le fanfare da circo per Mangiafoco, il blues sornione che caratterizza il Gatto e la Volpe, il vorticoso rap del Grillo Parlante, il rhytm & blues in cui ci si immerge con Lucignolo nel Paese dei balocchi, sino alle volute pentatoniche dal sapore esotico della Fatina.
Un insieme di grande ricchezza, alquanto impegnativo, ma tenuto saldamente insieme dall'accorta, e fluida guida musicale di Jacopo Rivani, concertatore ormai di sicura esperienza, e dalla bravura degli strumentisti dell'Orchestra Arcangelo Corelli.
Un racconto ad episodi, in un giro vorticoso
Indovinato anche il libretto in sé, molto incisivo, ed il taglio drammaturgico che individua e racconta i momenti salienti del libro di Collodi, in equilibrio tra fiaba e poesia, muovendo da uno spunto azzeccato: Mastro Cilegia e Geppetto visti come due buffi pagliacci, Pinocchio che spunta dal tronco di legno in una divertente clowneria.
La vorticosa regia di Tarabella, curata con l'ausilio di Monica Bocci, corre veloce ed impetuosa, sino a togliere il fiato; i costumi di Enrico Musenich – che firma anche le belle scenografie – sono ricchi di fantasia, bellissimi, perfettamente aderenti ai personaggi. Eccellenti le luci di Marco Minghetti; i movimenti coreografici sono di Silvia Contenti.
Cast ben affiatato: il giovane soprano Leonora Tess è un dinamico, spiritoso, espressivo Pinocchio; Clemente Antonio Daniotti è Geppetto e Melampo; Piero Terranova interpreta Mastro Ciliegia, Mangiafoco, il Domatore; Andrea De Luca il Grillo Parlante e Lucignolo; Sara Rocchi il Gatto e Consuelo Girardoni la Volpe; Yulia Tkachenko è la Fatina.
Fondamentale nella riuscita dello spettacolo l'apporto del Coro Voci Bianche Ludus Vocalis, diretto da Elisabetta Agostini: perché i suoi componenti non solo cantano (e molto bene), ma anche recitano, mimano, danzano innumerevoli personaggi.