Latella ci presenta un “Pinocchio moderno sia dal punto di vista pedagogico che antropologico. Assistiamo all’evoluzione del figlio burattino, suddito del padre creatore e della madre fatina, all’essere figlio vero e proprio, con tutte le sue contraddizioni, bugie e convinzioni ma finalmente umano.
Pinocchio, un pezzo di legno da plasmare
La fiaba di Collodi ci ha insegnato che le bugie hanno le gambe corte, che non si deve disubbidire ai genitori, che non ci si deve fidare degli estranei e che soprattutto sono i genitori quelli che ti fanno diventare umano. Prima di questo momento sei solo un pezzo di legno da plasmare ad immagine e somiglianza di chi ti ha messo al mondo. Sei ed esisti, solo se obbedisci e fai il bravo ragazzo, altrimenti non sei. Minaccia terribile per un bambino consapevole che la sua ribellione comporta la sofferenza del padre e della madre, ma che inevitabilmente e coraggiosamente compie.
L’angoscia di questo ricatto dell’essere o non essere si riflette perfettamente in quest’opera anche nella sua scenografia. Nessun cambio tra i due atti, tutto è presente sulla scena che evolve e si rivela al pubblico mano a mano che la storia avanza. Una pioggia fitta di trucioli di legno che all’inizio sembrano essere neve, un tronco di legno a simboleggiare il naso che si accorcia e si rimpicciolisce a seconda delle bugie, e non sempre quelle che dice Pinocchio, interpretato da un bravissimo Christian La Rosa.
Un’interpretazione coraggiosa
Sono due atti intensi, in alcuni tratti difficili da seguire, specie per un pubblico che si stia appena avvicinando al teatro. Alcune delle scelte tecniche sembravano essere più televisive che teatrali, come ad esempio l’uso dei microfoni dal volume troppo alto. Al di là delle scelte tecniche, ci troviamo di fronte ad una realtà che interessa tutti, lo sviluppo di un essere umano. Ci si stupisce che questo burattino per quanto inumano si ribelli così umanamente alla volontà plasmatrice dei sue creatori. Vuole fare di testa sua, si dimena, urla, balbetta per trovare la sua strada, in un mondo pieno di trappole che mettono gli adulti.
Profondamente lui sa la verità e sarà lui a trovarla diventando umano, attraverso soprattutto gli errori di percorso. Un’interpretazione coraggiosa quella di Latella che stravolge una visione troppo antica del bambino e lo trasforma in soggetto autodeterminante. E’ lui che cresce, commette errori, si ribella al peso del tronco di legno che porta con sé da quando è nato e diventa umano smascherando la bugia più grande, l’incapacità degli adulti nell’accompagnare la crescita dei ragazzi, proiettandogli troppo spesso le loro ambizioni e la loro incapacità nel vedere nel bambino un essere umano pensante e con personalità.