Danza
PLAY!

Danza sportiva

Danza sportiva
Camerino (MC), teatro Filippo Marchetti, “Play – discipline sportive tra ironia e poesia” ideazione e coreografie di Giulia Staccioli DANZA SPORTIVA I Kataklò propongono una danza atletica che, a prima vista, può ricordare quella dei Momix, di cui Giulia Staccioli, fondatrice del gruppo italiano, ha fatto parte. Invero i Momix hanno una diversa poesia nella formalità dell'espressione artistica e la loro danza è generalmente più densa di rimandi e di riferimenti sottesi. Ma questo non toglie nulla a Play, forse il lavoro migliore di Kataklò che ha segnato positivamente il loro esordio sulle scene. Il filo conduttore dei diversi quadri è lo sport e l'introduzione è affidata a un gruppo eterogeneo di spettatori – tifosi di un ipotetico match, tra cui una cherry lady. Ogni frammento, ispirato da uno sport presente alle olimpiadi (“Play” ha rappresentato l'Italia a di Pechino), è separato da un momento di buio. Il primo sport presentato è il tennis: una giovane vestita in stile anni Venti, cuffietta all'uncinetto e gonna lunga (ma trasparente), è alle prese con due racchette ma finisce per lanciarne una, rompendo vetri e stoviglie. Poi il basket in stile hip hop di periferia con una grande palla sopra cui rimbalzare. Quindi il nuoto sincronizzato: due atlete-sirene a testa in giù impegnate in evoluzioni simmetriche, come allo specchio. Tre lottatori sono investiti da fasci di luce dalle quinte, mentre tre eteree ginnaste sembrano uscite dalla Primavera di Botticelli, un po' ninfe dell'antichità un po' muse rinascimentali impegnate in una carola dell'amore. Si torna indietro nel tempo, agli anni Quaranta, con il ciclismo, le due biciclette sono impugnate dai ragazzi come cavalli con maniglie. Il pugilato comincia con i due atleti impegnati nella concentrazione preriscaldamento nei rispettivi angoli, ma la coreografia si basa sull'effetto delle corde bianche sapientemente usate al buio per formare quanto di più inaspettato, da figure geometriche a figure umane, da rette immobili a curve in movimento vorticoso. L'automobilismo è rappresentato con variazioni su una ruota (invero una camera d'aria) sospesa. La prima parte si conclude con una corsa podistica, effetto jungla e costumi tarzanitici: la coreografia alterna ensemble, assoli e pas de deux. Dopo l'intervallo un fischiante arbitro riporta l'ordine e il silenzio in platea, mentre un portiere capellone si cimenta in evoluzioni stile free climbing. A seguire il fioretto (invero un duello), lo sci e il bob. Il lancio del giavellotto inizia con una caccia tribale, mentre il getto del peso rimanda al lontano oriente. Le vele sono usate come bandiere sul rumore del mare. Gli anelli sono una vera prova di forza per l'atleta impegnato in pose di straordinaria plasticità, come nelle parallele, che si piegano in un grande cerchio dove si contorcono tre corpi. Il tiro con l'arco si richiama alla perfezione formale della statuaria greca antica. Nel finale torna la cherry lady con alcuni degli atleti più emblematici. Spettacolo compatto (l'intervallo poteva essere evitato perchè spezza la progressione serrata dei numeri), ironico, a tratti divertente, sempre sorprendente, certamente più vicino alla ginnastica artistica che alla danza, ma proprio per questo convincente senza riserve nella sua muscolarità. Atleticità, calzamaglie, spazi vuoti e pochi attrezzi in un mix equilibrato: queste le ragioni del successo della performance. Contribuiscono al risultato le musiche evocative originali di Ajad, le luci perfette di Andrea Mostachetti ed i costumi appropriati di Sara Costantini. Pubblico entusiasta. Visto a Camerino (MC), teatro Filippo Marchetti, il 18 novembre 2009 FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al Dei Fluttuanti di Argenta (FE)