Ha debuttato sabato 21 e domenica 22 novembre al Teatro Politeama Pratese Polvere di stelle. Tra passato ed eternità, il nuovo spettacolo musicale di Sandro Querci. La scena si apre con un regista che su un palco teatrale - diventato attrezzeria, o meglio ancora, “magazzino di memorie non troppo lontane” - sta dando indicazioni tecniche per un allestimento a dir poco tecnologico. Subito dopo, una bambina, attraverso la suggestiva immagine delle bolle di sapone, evoca ricordi “impolverati”, ma semplici da richiamare alla memoria. Ed ecco, sul palco si fa strada la compagnia Ricciòli-Bijuox, quella tipica da rivista e avanspettacolo, provvista di capocomico (Sandro Querci), la vedette di punta (Alberta Izzo) e musicisti: siamo catapultati nel 1943, durante le prove delle rivista Anche il cielo. Una bomba esplosa vicino al teatro genera un black out, gli attori si ingegnano, munendosi di candele, creando così un' atmosfera da commedia dell'arte. Non manca proprio nessuno: c’è la coppia di caratteristi (Piero Di Blasio e Gabriele De (Guglielmo), il coreografo segnato da una vita di rinunce affettive (Fabrizio Angelini, che, in veste di attore, si esibisce in un toccante, breve monologo,ma anche in un numero di tap molto apprezzato sulle coreografie di Riccardo Borsini, n.d.r.), tre soubrette (Silvia Querci, Serena Carradori e Arianna Ciampoli), ognuna con una personalità differente e complessa. E ci sono anche gli spettatori nei palchi che “dicono la loro” durante i numeri troppo succinti.
Tra risate, drammi, canzoni, passerelle, moti d’orgoglio, cedimenti e colpi di scena si rivelerà un epilogo inaspettato.
Il titolo Polvere di stelle non tragga in inganno: la commedia musicale s’ispira al celebre film del 1972 con protagonista Alberto Sordi solo per quanto riguarda il soggetto (compagnia di rivista durante il secondo conflitto mondiale): tutto il resto è completamente inedito. Sandro Querci prende spunto da episodi di vita vissuta - tenendo fede ai fatti e agli aneddoti narrati dal suo nonno Alberto, che nella stagione teatrale 1938/1939 aveva lavorato proprio con Alberto Sordi, allora debuttante, in una compagnia di rivista - e dallo smisurato archivio di famiglia che comprende 1814 tra copioni trascritti e manoscritti (molti dei quali con i tagli e i timbri della censura dell'epoca), 329 incisioni tra bobine, vinili ed audiocassette, foto e video, tutto digitalizzato.
Il materiale storico della vicenda (sullo sfondo, i bombardamenti a Firenze durante la Seconda guerra mondiale, n.d.r.) si amalgama adeguatamente all’atmosfera da “luci del varietà”, tutta lustrini e paillettes, dell’allestimento, aspetto che si percepisce soprattutto nel secondo atto, quando il ritmo complessivo dello spettacolo subisce un’impennata.
Tra i momenti musicali più significativi, l’intensa interpretazione di Sandro Querci, nei panni del capocomico Mario, del brano Amapola, dedicato alla vedette della compagnia, sua moglie, costretta nel secondo atto, a un atto di coraggio per salvare la vita ai propri compagni di lavoro. Una emozionante e divertente interpretazione del Tango delle capinere, eseguita da Fabrizio Angelini nei panni di Alvaro. E poi ancora celebri brani di quel periodo come Ma le gambe, Parlami d’Amore Mariù, Ti parlerò d’amor, Sentimental, Ma l’amore no.
Uno spettacolo ben confezionato che trasmette in modo abbastanza diretto un convincente messaggio di indipendenza dell’arte da qualsivoglia forma di potere o prevaricazione.