Quando Gershwin compose Porgy and Bess, non fu certo il primo a concentrarsi su vicende che avevano come protagonista la popolazione di colore; già dagli anni Trenta, infatti, il Gospel si stava diffondendo in tutti gli Stati Uniti e l’attenzione verso la comunità afroamericana si stava facendo sempre più forte. L’unicità dell’operazione sta nell’aver concepito una vera e propria folk-opera, un racconto popolare che punta tutto sulla dimensione corale di una comunità, come quella che risiede a Catfish Row chiusa in se stessa e fortemente solidale al proprio interno, utilizzando però la modalità colta del melodramma europeo interamente cantato e musicato. La musica di Gershwin è dunque frutto di un lavoro di cesello che gli ha consentito di rievocare e in qualche modo ricalcare materiale riconducibile al blues, allo spiritual, al worksong allo street cry, in un riuscitissimo mix di tragedia e commedia.
Per questo allestimento scaligero, la Fondazione Gershwin ha imposto la realizzazione di una edizione semiscenica, in quanto l’opera fu concepita già ab origine per cantanti tutti di colore, cosa impossibile per Milano visto che il coro è formato nella totalità da persone bianche. La regia è stata curata da Philipp Harnoncourt figlio di Nikolaus Harnoncourt, che si era mostrato interessato alla direzione dell’opera a ricordo e omaggio dello zio René, il quale aveva avuto stretti contatti con l’autore; purtroppo la sua scomparsa non ha più consentito l’affiancamento dei due nella realizzazione finale.
La scenografia consiste essenzialmente in una gradinata sulla quale si pone spesso il coro, da ridottissimi arredi scenici, da un paio di pannelli mobili laterali e da quello di fondo sui quali passano le videoproiezioni pensate da Max Kaufmann e Eva Grün, che risultano però talvolta un poco banalizzanti nella loro eccessiva semplicità.
Estremamente elegante, ma al contempo spumeggiante, la direzione di Alan Gilbert che ha saputo ben evidenziare col proprio gesto deciso la ricercatezza della partitura, senza d’altro canto porre in ombra gli aspetti più popolari ad essa legati, in un misto ben calibrato di energia scatenante e di ispirazione lirica che sa scuotere e commuovere.
Morris Robinson è un Porgy abbastanza convincente: dotato di una voce dal colore splendido e dalle tonalità profonde con bellissime sfumature brunite, appare solidissimo nei centri e nei gravi, ma leggermente sbiancato in acuto. Buona la rappresentazione scenica di un uomo colpito duramente dalla vita, ma al contempo piuttosto primordiale nel proprio sentire, così da arrivare a compiere un omicidio. Ottimamente riuscita l’esecuzione di “I got plani o’ nuttin’,” accompagnato sul palco dall’eccellente banjo di Davide Laura.
Qualche leggera forzatura nelle note alte per la Bess di Kristin Lewis che si è mostrata una grandissima professionista nel voler continuare lo spettacolo anche dopo l’improvviso malore che l’ha colpita in scena all’inizio del terzo atto e che ha fatto sospendere per una decina di minuti la rappresentazione. Ne esce una donna a tratti frivola, a tratti posata e innamorata, ben incarnata dalla Lewis in ogni suo aspetto.
Ambiguamente sfuggente e subdolamente untuoso lo Sporting Life di Chauncey Packer, che sa rivelare però anche tratti canzonatori e simpatici; dotato di una voce pulita, sebbene non straordinaria, egli dimostra, oltre a una buona intonazione, di saper utilizzare il proprio strumento in modo musicalmente equilibrato.
Giustamente rozzo e rude, convince pienamente il Crown di Lester Lynch e sul versante femminile pure ottime si rivelano la Serena di Mary Elizabeth Williams, che incarna lo spirito religioso, e la Clara di Angel Blue con la sua intensa interpretazione di Summertime.
Con loro: Tichina Vaughn (Maria, Strawberry Woman, Annie e Lily), Donovan Singletary (Jake/Frazier/Undertaker/Coroner), Cameo Humes (Mingo, Robbins, Peter, Crab Man), Stefano Guizzi (Mr. Archdale/Detective/Policeman), Massimo Pagano (Jim), Massimiliano Di Fino (Nelson), Kelian Aruanno (Scipio). Davvero ottima la prova del Coro del Teatro alla Scala che dimostra sempre di brillare per coesione e precisione negli attacchi.