Un tunnel scorre lungo le viscere della città e un mostro di ferro da essa ne fuoriesce, cibandosi delle luci della metropoli per poi tornare, un'altra volta, ad immergersi nelle profondità, respirando aria viziata e illuminando il suo corpo alla gelida luce dei neon. Dalla pancia della creatura escono ed entrano anime sospese nel tempo, che attendono lungo gli argini che il Caronte metallico le traghetti verso differenti sponde. Una mano dipinge quattordici ritratti che raccontano di vite costrette ad incrociarsi contro la loro volontà. Ognuna di esse è una sfera riempita di pensieri da cui affiorano paure e ricordi, sogni e angosce, rabbia e desiderio. Corpi segnati dalla violenza e dalla tenerezza raccontano senza censura e con un linguaggio reale, così vicino al nostro sentire comune ma ripugnato perché non convenzionale alle relazioni umani. Cinismo, erotismo, depravazione, furbizia, solitudine: questo esprimono le anime intrappolate nel purgatorio metropolitano. Quattordici cortometraggi uniti in un unico film dove i protagonisti mettono a nudo sé stessi. L’orologio della stazione indica che mancano alcuni minuti al passaggio del prossimo convoglio. Le anime sono tutte lì, ad attendere. Ed ecco: il macellaio con il camice sporco di sangue raccontare le perversioni della sua donna, lo skinhead prendersela con gli stranieri e il latte preparato a colazione da sua madre, la fobica delle relazioni umane impazzire per la presenza altrui, l’uomo ben vestito che pettina di continuo i suoi capelli e abborda tutte le donne a tiro, la masochista che raggiunge l’amplesso dalla dentista, la donna dalle mille identità, l’extracomunitario che sogna di fare sesso con una donna cicciona, lo sprovveduto sulla sedia a rotelle, la donna con l’utero in affitto, il ladro sfortunato e imbranato. Al termine di ogni storia cala il buio, l’orologio della stazione si azzera e le luci fredde dei neon illuminano, nuovamente, la scena: tutto ricomincia daccapo.