Prosa
PRETTY - UN MOTIVO PER ESSERE CARINI

La bellezza si paga, la bruttezza anche.

La bellezza si paga, la bruttezza anche.

E' cosa nota che nel nostro Paese non si portano spesso in scena testi di drammaturghi stranieri contemporanei e ciò è tanto più inspiegabile se si pensa che quando si presenta una pièce che parla di noi difficilmente la risposta del pubblico si fa attendere.

Reasons to be pretty” scritto da Nail LaBute, una delle voci più fresche (e scomode) della nuova drammaturgia americana è l'ultima parte di una trilogia iniziata nel 2001 con “The Shape of Things” (La forma delle cose) e proseguita nel 2004 con “Fat Pig” (Grasso come un maiale).
Lo spettacolo si configura come una cruda indagine nelle piaghe dell'uomo contemporaneo diretta da Fabrizio Arcuri, talentuoso regista votato alle nuove drammaturgie e abile organizzatore teatrale che abbiamo recentemente apprezzato sui palcoscenici milanesi in “Sangue sul collo del gatto”,“Taking Care of Baby”, "Lo show dei tuoi sogni" (Teatro dell'Elfo, 27 novembre-8 dicembre) e  nel progetto “I, Shakespeare” (Teatro dei Filodrammatici, 14-26 gennaio).

Il tema centrale della commedia è la superficialità frammista di individualismo in cui crescono e prendono forma le odierne relazioni sentimentali. In un mondo in cui sembra che la bellezza stereotipata sia passaporto necessario per la felicità amorosa vivono due coppie di amici : Greg (Filippo Nigro) e Steph (Fabrizia Sacchi), Kent (Giulio Forges Davanzati) e Carly (Dajana Roncione).  Steph è abbastanza carina ma è mortificata dal fatto che il suo fidanzato la consideri “normale” anche se non la cambierebbe per nulla al mondo e  sceglie di lasciarlo. Carly invece è un trofeo molto avvenente ma ciò non impedisce allo sciupa femmine Kent di intrattenere una relazione sessuale con un'altra bella donna e a lei di vivere tormentata nel terrore dei tradimenti.
Amore, liti, tentativi di far pace segnano il ritmo allo spettacolo mescolando le vicende delle due coppie di amici. Greg, Steph, Kent e Carly sono tipologie di un'umanità che sembra  strizzare l'occhio ai personaggi di tante pièce di Frank Castorf, gente che sceglie ciò che non dovrebbe scegliere.

Un pastiche amaro e ironico al tempo stesso che si focalizza sulla relazione umana: relazione in scena tra i personaggi e relazione tra personaggi e pubblico. Ed è così che entro un'azzeccatissima scenografia mobile questo gruppo di giovani e talentuosi attori più che nel recitare si legittima navigando verso la vita in cerca di una verità che viene rigurgitata talvolta in monologhi intimi proiettati in modalità cinematografica, talvolta in discussioni davanti o dietro una confortevole parete di vetro capace, con la sua sola assenza o presenza, rispettivamente di avvicinare o tenere a distanza lo spettatore.

E' “Venere allo specchio” di Velàzquez e una riflessione sulla soggettività della bellezza  a chiudere l'incanto di questo spettacolo riuscito, prima che tutto sia convertito in finzione dagli applausi del  pubblico che affolla la rinnovata sala del Teatro Menotti.


 

Visto il 11-02-2014
al Comunale Domenico Modugno di Aradeo (LE)